Economia  |  agosto 27, 2019

Lorenzo e Rachele, il coraggio di investire in montagna

Le storie esemplari di due giovani che vivono in Montagna. Lui a Bionzana, dove ha anche il suo lavoro, fra attività boschive, semine, sfalcio dell'erba, oltre ad aiutare il padre nell'azienda meccanica. Lei si dedica al gregge di pecore massesi nell'alta Valle del Limestre, produce formaggio, grano e farro. La loro vita nel tempo libero. I progetti per il futuro

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Lorenzo Gaggioli e Rachele Cresci

In questi ultimi anni si sta parlando spesso di un certo ritorno alla montagna da parte di giovani che sarebbero stanchi dei ritmi e dello stress legati al vivere in città e che ricercherebbero una dimensione più “umana”, inventandosi nuovi lavori nelle aree marginali o continuando attività tradizionali avviate in passato da nonni e genitori.

Situazione complessivamente difficile

Tuttavia i segnali di un vero risveglio in questa direzione non sono così decisi, sia perché i lavori legati alla terra sono scarsamente gratificati, sia perché il “burocretinismo” impone vincoli e balzelli assurdi e, infine, perché è difficile improvvisarsi contadino o allevatore senza avere coscienza di ciò a cui si va incontro.

Nella Montagna pistoiese la situazione, nonostante qualche segnale positivo, non è complessivamente rosea; perciò, quando si ha notizia di giovani che vogliono far impresa quassù, lavorando la terra o allevando animali, non c’è che da esserne lieti ed è quasi un dovere darne notizia.

 

LORENZO, IMPRENDITORE AGRICOLO

 

Lorenzo Gaggioli, 26 anni, laureato in Scienze Forestali, è nato a Bionzana, un piccolo manipolo di case in mezzo ai boschi, nella Valle del Reno. In inverno sono 3 gli abitanti di questo borghetto, lui ed i suoi genitori, ma Lorenzo dice che non sa immaginare la propria vita fuori da questo piccolo mondo. E’ diventato imprenditore agricolo nel 2017 e, partecipando ad un bando regionale, ha acquistato un trattore nuovo ed una pinza idraulica per caricare la legna.

Un lavoro fatto di tante attività

  

“Voglio vivere facendo cose che piacciano a me e che siano utili anche alla montagna e a chi ci abita – spiega Lorenzo -. Oltre a tagliare il bosco e a seminare patate, mi dedico alla spalatura della neve, allo sfalcio dell’erba e nel poco tempo libero aiuto mio padre nell’officina meccanica di cui è titolare”.

Strumenti moderni per lavorare il bosco

Questo giovane, dallo sguardo intraprendente e franco, guarda al futuro e si sta dotando di macchinari moderni per lavorare il bosco; fra l’altro possiede una cippatrice perché spera che l’avvenire della filiera del legno sia l’introduzione del cippato e, soprattutto, del cippatino che sembra particolarmente adatto per la pacciamatura nella vivaistica.

Per il resto è in tutto un giovane d’oggi: pratica il calcio e la palestra ma se gli chiedi quale sia il suo sogno, risponde così: ”Uno scavatore con processore, per l’abbattimento, la sramatura e la sezionatura degli alberi”. Allora vuol dire che Lorenzo ha proprio nelle vene il sangue dei suoi avi boscaioli, seppure ne sia una versione modernissima.

 

I PASCOLI DI RACHELE

 

Abbiamo incontrato Rachele Petrucci mentre pascolava il suo gregge di pecore massesi nell’alta Valle del Limestre e il vederla lì, sola, evocava un’immagine georgica, da quadretto dell’800. Poi iniziando a parlare con lei mentre, seduta sull’erba, stava preparando le fatture commerciali con il suo portatile, abbiamo scoperto qualcosa di molto diverso.

Sulla scia dell’azienda della nonna

Intanto Rachele non si riconosce nello stereotipo di un’Heidi contemporanea, a cui spesso è stata associata, e ritiene che quello della pastora sia un lavoro come un altro. “Certo – dice Rachele – non è un lavoro molto comune nel nostro tempo, ma io fin da piccola seguivo i miei nonni nella stalla e non ho mai desiderato far altro, perché sono pochi i lavori che consentano di vivere all’aperto, di stare a contatto con gli animali e di coltivare una passione naturale”.

  

Le foto Rachele Petrucci sono di Gaia Baldassarri

Seppur giovanissima (ha poco più di 20 anni) parla con la determinazione di un’adulta e accompagna le sue ferme convinzioni con un sorriso fresco e coinvolgente. Ha rilevato l’azienda della nonna Catia, situata a Casa Verdetti, in Via di Guaìme (poco dopo l’Oppio) e produce formaggio fresco, stagionato e ricotta, ma anche grano, farro …..

Il tempo libero

Quando le chiediamo come passa il tempo mentre pascola il gregge, risponde così: “Sbrigo pratiche burocratiche, leggo libri sul mio Kindle o ascolto musica per lo più italiana, melodica e d’autore. In questo momento ascolto volentieri le canzoni di Mannarino, un giovane cantautore emergente”. Nel tempo libero ama recarsi nei centri commerciali con gli amici e qualche volta frequenta anche le discoteche, pur sapendo che la mattina presto deve pensare ai suoi animali.

“La nonna Catia mi aiuta molto e anche i miei genitori sono di grande supporto – conclude Rachele – ma si sacrificano volentieri perché sto continuando un’attività che hanno creato loro e mi vedono realizzata in ciò che faccio”.

Sintesi di antico e moderno

Questa ragazza, insomma, è una sintesi perfetta di antico e moderno ma soprattutto rappresenta una testimonianza preziosa di impegno, determinazione e amore per le proprie radici, pur nelle difficoltà e negli ostacoli che ogni giorno si frappongono sulla via accidentata di chi vuol far impresa in montagna.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)