In aree marginali o poco toccate dalle grandi vie dei commerci e delle comunicazioni accade sempre che sia maggiore la probabilità di ristagno e di conservazione culturale. In altre parole, la forza delle tradizioni locali è tale che manipola e modella a propria immagine ogni novità.
La stessa cosa avviene nella lingua parlata.
Quando ad una comunità chiusa si presentano parole nuove, venute da fuori, essa tende a cambiarle sulla base dei propri strumenti linguistici; allora si assiste a deformazioni, che talvolta possono avere dei risvolti anche comici.
La “traduzione” di termini estranei
Da questo fenomeno non è esente la Montagna pistoiese e non a caso succede che i giovani, educati dalla scuola e dai mass media a parlare in lingua italiana, accusino i vecchi di “sparare sfondoni linguistici”. In realtà, a ben guardare, non si tratta di deformazioni vere e proprie, quanto piuttosto di adeguamenti, di “traduzioni”, nella lingua usata quotidianamente da una ridotta comunità di parlanti, di termini “estranei”.
Le alterazioni minime
Gli esempi sono tanti; alcuni riguardano alterazioni meno marcate, altri sono decise trasformazioni.
Tra i primi si possono ricordare sieda (sedia), cultello (coltello), fancilla (fanciulla), gomitare (vomitare), ugna (unghia), presciutto (prosciutto), cofaccia (focaccia), empitella (nepitella), molgere (mungere), aspito (aspide), lamo (amo), apis (lapis) ecc.
Le parole modellate
Altre parole sono, invece, più modellate, per assonanza o per analogia, con altri aspetti della vita quotidiana. Si pensi a scarpione (scorpione), malcaduto (mal caduco), strollago (astrologo), nostralgia (nostalgia), caricato (cariato), incrinato (inquinato) ecc.
Le parole trasformate
Infine ci sono le parole più trasformate, forse perché ritenute incomprensibili nella loro forma originaria. Qui gli esiti sono “arditi”.
I termini medici sono quelli più “tartassati”: lucciola (per ulcera), focolare (per focolaio), febbrite (per flebite), accesso (per ascesso), prospera (per prostata), romantico (per reumatico), pecorite (per pleurite), diobete (per diabete), estetico (per stitico), giropetto (per angina pectoris), biforcale (per bifocale) ecc.
E di altro tipo, come erbamerica (per erbamedica), doppiolavoro (per dopolavoro), oglio d’origine (per olio di ricino), tintura di chiodi (per tintura di iodio), capezzolo (per capezzale), manfruito (per ermafrodito) susine gaudie (per susine claudie), carta d’indennità (per carta d’identità) ecc.
Studi approfonditi sul fenomeno
In qualche caso, dunque, c’è veramente da sorridere, almeno in apparenza, perché quello dell’etimologia popolare (così si chiama questo fenomeno linguistico) è stato oggetto di studi approfonditi e certi intellettualoni lo hanno preso dimolto sul serio. E a giusta ragione!