PISTOIA – E’ la prima volta di Mirò a Pistoia, è la prima occasione per scoprire un volto inedito del grande artista pistoiese Marino Marini: il pittore. Dall’unione di questi due elementi di straordinaria novità nasce l’evento, la mostra “Mirò e Marino. I colori del Mediterraneao”, che sarà visitabile, gratuitamente, dal prossimo 16 settembre fino al 7 gennaio del 2018, nelle sale del palazzo del Tau, a Pistoia. Nell’anno di Pistoia Capitale della Cultura italiana il Museo Marino Marini, diretto da Maria Teresa Tosi, in collaborazione con il Comune di Pistoia, la Fondazione Miró di Barcellona e la Fondazione Miró di Palma, presenta un’operazione culturale che per la prima volta ospita in Italia circa trenta opere di Marino e una dozzina di Miró, provenienti da varie aree del mondo concesse da fondazioni, poli museali e collezionisti privati.
Alcune delle opere in mostra
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Il doppio appuntamento dedicato a Marini
La mostra, curata dalla Fondazione Marino Marini, è contestuale all’evento espositivo “Marino Marini. Passioni Visive”, allestito negli spazi di Palazzo Fabroni. Un riflesso del talento scultoreo e pittorico, amplificato negli obiettivi di due manifestazioni artistiche di rilievo internazionale. E’ sicuramente questo il doppio appuntamento più atteso dell’anno di Pistoia capitale della cultura. Come ha confermato il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, nel corso della conferenza stampa di presentazione di stamani, mercoledì 6 settembre, nella sede del museo Marini: “Ci aspettiamo molto dalla mostra di Palazzo Fabroni per la quale contiamo anche nella visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ho personalmente invitato appena mi sono insediato – ha sottolineato Tomasi – Questa pregiatissima esposizione pittorica è un’operazione intelligente, che mette in relazione due grandi momenti espositivi nell’anno di Pistoia capitale della cultura”.
La conferenza stampa
Che mostra sarà
“L’obiettivo dell’evento – ha spiegato la coordinatrice Ambra Tuci – è quello di dare rilievo all’anima pittorica di Marino Marini e di avvicinare le sue opere, in un gioco di assonanze, ad uno dei più rivoluzionari pittori del Novecento, Joan Miró. Lo studio approfondito di alcune opere ci ha permesso di individuare molteplici affinità elettive e rimandi a temi e contenuti specifici. Appare evidente, ad esempio, nella volontà di entrambi la ricerca della semplicità, una semplicità primigenia, trovata dopo aver spogliato la realtà di qualunque tipo di sovrastruttura”.
Tra le sale del Palazzo del Tau (Corso Fedi, 30 – Pistoia) le opere di Miró, scelte e individuate per la presenza di elementi affini a quelle del maestro pistoiese, riveleranno un’amicizia di pensiero e di pennello che i due artisti iniziarono a coltivare sin dagli anni ’50. Una pagina del panorama culturale del Novecento che affiora dallo studio e dal percorso di conoscenza, ricerca e approfondimento condotto dalla Fondazione, promotrice di un team di esperti, storici e operatori qualificati. Il dialogo sull’arte tra Italia e Spagna si infittisce di inedite testimonianze anche grazie alle corrispondenze epistolari tra Marino e Miró, conservate come documenti di alto valore storico-culturale nell’archivio della Fondazione Marino Marini. La mostra è il primo passo di un lavoro di ricerca teso ad approfondire i rapporti che legano Marino all’arte del ‘900 e ai suoi protagonisti.
Come nasce la mostra
“L’idea di questa mostra – è la spiegazione della direttrice Maria Teresa Tosi – è nata sfogliando l’epistolario di Marino, dopo aver trovato nella corrispondenza due lettere di Joan Miró. Questo ci ha molto stimolato e ci ha spinti ad indagare più approfonditamente, confortati anche dai numerosi cataloghi presenti nella biblioteca ‘storica’ di Marino, sul rapporto non solo di stima e di amicizia ma anche artistico che ha legato questi due grandi del Novecento. Un sentito ringraziamento alla Fondazione Miró di Barcellona e alla Fondazione Miró di Palma, oltre ai collezionisti privati che hanno permesso la realizzazione della mostra”.
L’incontro fra Mirò e Marino
Miró e Marino si incontrano e si frequentano negli anni Cinquanta negli spazi e attraverso le opportunità di conoscenza, scambio e confronto, proposte dall’atelier di Fernand Mourlot a Parigi. E’ qui che entrambi, insieme a Chagall, Picasso e ad altri grandi maestri contemporanei, si recavano per stampare le loro litografie. Un incontro da cui è scaturito poi un rapporto amichevole e caloroso, attestato anche dal racconto biografico della moglie Marina.
Le affinità
L’accostamento alla natura è un tema che lega i due artisti, come l’elemento del gioco e la giostra delle geometrie, l’interpretazione della realtà che rinasce ogni volta attraverso l’utilizzo di ampie campiture, forme grafiche delimitate da confini netti, colori accesi, smaglianti, cromatismi primari in contrasto, illuminati da imponenti tagli di luce. Marino e Miró scoprono una linea di contatto nella potenza vitale e rivoluzionaria del colore ed è questo il tratto distintivo della mostra che raccoglie una quarantina di opere, alcune delle quali mai viste in Italia, realizzate dagli artisti nel periodo compreso tra gli anni ’30 e la fine degli anni ‘70, caratterizzate da parallelismi tematici, percorsi culturali comuni, vocazioni interiori e tecniche adottate su tela e carta. Le opere provengono dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia, che custodisce complessivamente circa 4mila lavori di Marino, dalla Fondazione Miró di Barcellona, dalla Fondazione Miró di Palma e da collezioni private, italiane e straniere.
La lettera di Mirò a Marini
“Mon cher ami…”. Da Barcellona, dall’abitazione di Fougarolas 9, il 4 ottobre 1952 Joan Miró fa sapere a Marino di essere stato irretito da un fraintendimento, probabilmente un numero di telefono errato, che non ha permesso il loro incontro a Milano e fa riferimento anche alla presenza del gallerista Pierre Matisse, figlio di Henry, incaricato di facilitare il rendez-vous. A Milano lo scambio artistico-culturale cui ambiva tanto Miró non ebbe luogo ma tante altre furono le occasioni che successivamente misero in contatto i due grandi artisti. Senza dubbio la loro era una relazione fondata su basi solide, come testimonia anche il tono confidenziale della lettera dell’artista spagnolo indirizzata a Piazza Mirabello. “Je n’aurai failure joie de vous voir. Veuillez croire, mon cher Marini, a toute mon amitié”. La lettera ritrovata e custodita dalla Fondazione e i cataloghi conservati nell’archivio con tanto di dedica all’artista pistoiese testimoniano dunque il percorso di un’amicizia coltivata quando Miró, pittore, scultore, ceramista, era al culmine della sua carriera. Tra il 1954 e il 1958 piovono in casa Marini importanti riconoscimenti come il premio conseguito per la grafica alla Biennale di Venezia e quello altrettanto prestigioso conosciuto come Premio Internazionale Guggenheim.
Il colore per Marini
Per Marino il colore rappresentava l’inizio di ogni idea. Ne dà prova sulla tela, attraverso le opere realizzate nell’arco di tempo 1950-1970 sul mondo circense e quello teatrale, “Il fondale” (1953), “Ballerino” e “Giochi nello spazio” (1966), tanto per citarne alcuni. E persino sulla carta, come si evince dalla raccolta di pensieri disponibile nella biblioteca della Fondazione. “Ho sempre sentito il bisogno della suggestione sensoriale del colore – scrive Marino – per dare inizio a una forma: è il colore che mi dà la spinta e il sentimento per fare qualcosa di creativo. Così comincio con il colore e dopo vedo una linea e vedo una forma”.
Informazioni
L’ingresso alla mostra è gratuito. L’orario di apertura mostra: dal martedì al sabato dalle 10 alle 18 (la biglietteria chiude 1/2 ora prima ) e la domenica dalle 14,30 alle19,30. Domenica 17 settembre apertura straordinaria dalle 10 alle ore 19,30 . Info: fmarini.direzione@gmail. com, www. fondazionemarinomarini.it. Tutti i dettagli anche sulla pagina FB del museo.