SAN MARCELLO – Forse solo in pochi sanno che i discendenti di Toro Seduto e Cavallo Pazzo hanno scelto da tempo, in Italia, Pistoia e la sua montagna come terra di adozione. E’ qui, infatti, che oltre vent’anni fa, nel 1994, è iniziata una lunga amicizia, che torna oggi a far parlare di sé grazie ad un evento internazionale “Wolakota ’17“, ovvero amicizia col popolo Lakota, che prevede tre momenti diversi: una manifestazione a San Marcello Pistoiese, domenica 12, una serie di approfondimenti sulla cultura nativa americana Lakota Sioux che si svolgeranno a Spignana, da mercoledì 15 a domenica 19 marzo, nell’agriturismo Montaglioni dal titolo “Canku Luta” (La via rossa) e una mostra che si svolge ad Arezzo, dal 4 febbario al 25 marzo, al Museo nazionale del collezionismo storico.
L’appuntamento a San Marcello
Domenica 12 marzo, dalle 10, nella piazza centrale del paese, una sfilata di cavalli e il volo di rapaci faranno da corollario al rinnovo della firma del protocollo di amicizia fra la delegazione Lakota Sioux e il Comune di San Marcello Piteglio, già sottoscritto nel 1995. Il protocollo verrà redatto, per la prima volta in assoluto, nella lingua originale dei Nativi americani, oltre che in italiano e inglese. Ci saranno diversi leader della Nazione Lakota, delegati del Governo “Oceti Sakowin – dei sette fuochi”. Fra questi un volto noto anche del cinema americano (Hidalgo, Pirati dei Caraibi, Cowboys and Aliens, The Revenant), Moses Brings Plenty, discendente della famiglia di Cavallo pazzo e l’italiano Alessandro Martire “Brings plenty”, rappresentante del popolo Sioux in Italia e responsabile dell’associazione “Wambli Gleska”, ovvero “Aquila chiazzata”.
L’inizio dell’amicizia
Martire ricorda che la scelta di San Marcello e di Pistoia è tut’altro che casuale. “Cominciammo intorno al ’94 ad avere contatti con la Provincia che portarono alla firma di accordo nei quali si riconosceva per la prima volta, a livello internazionale, la causa dei Nativi americani. Questo grazie al presidente Aldo Morelli e poi a Gianfranco Venturi ma anche a molte amministrazioni comunali. Poi negli anni l’attenzione è cresciuta e due volte, nel 2010 e nel 2012, siamo anche stati ricevuti dal Parlamento italiano”. Quel collegamento, mai interrotto, torna d’attualità oggi grazie a questo evento: “Non sarà un modo per giocare agli indiani ma per poter vivere insieme agli indiani americani. I cinque giorni, infatti, potranno servire ai partecipanti a prepararsi per trascorrere un periodo nelle terre dei Lakota Sioux”, sottolinea Martire alla Voce della montagna. E lui può ben sottolinearlo perché in quelle terre si trasferì giovane studente universitario, alla Columbia University, per poi viverci una bella fetta della sua vita. “Sono stato il primo uomo bianco che ha preso parte al rito della danza del sole con l’auto sacrificio, come nel famoso film ‘Un uomo chiamato cavallo’“, ricorda.
I 5 giorni di seminari
Nei cinque giorni a Spignana ci sarà un vero e proprio confronto con il popolo Sioux, la storia e la cultura, le sue tradizioni e le simbologie sacre. E sarà una vera immersione spirituale. “Un percorso di miglioramento ed approfondimento, consapevoli di una rinnovata energia spirituale”, spiega ancora Martire, ma anche un modo per imparare l’uso corretto e tradizionale del “tamburo “, per comprendere il rapporto tra uomo e cavallo nelle tradizione nativa americana, per apprendere nozioni sull’artigianato nativo e altro ancora. Al termine di ogni giornata, chi lo desidera, potrà partecipare a momenti spirituali di preghiera svolgendo il rito tradizionale dell’”inipi”, conosciuta come “sweat lodge”, la capanna di sudorazione, più calda di una sauna finlandese.
Il passato che non passa
Si parlerà anche di malattie che stanno colpendo quel popolo: “Il diabete mellito sta assumendo proporzioni preoccupanti anche da noi, soprattutto fra i giovani, a causa dell’alimentazione sbagliata e della sedentarietà”, ricorda Martire, che possiede una delle collezioni più importanti di materiali Lakota Soux, nonché la famosa pistola del fratello del generale Caster, una Remington 44. Una pistola simbolo che gli fa tornare alla mente “il genocidio perpetratro per 500 anni dai colonizzatori europei, un popolo che ha resistito ad uno sterminio di massa e ancora oggi lotta per vedere affermati i propri diritti fondamentali”. Come dire al “Soldato blu”, splendidamente descritto in un film che ha fatto epoca, che quella dei Nativi non è la storia che ci è stata a lungo raccontata.
LE IMMAGINI
(cliccare sulle foto per ingrandirle)
Sopra e sotto immagini di Nativi americani Lakota Sioux
Sopra, a destra, Alessandro Martire Brings Plenty mentre suona il tamburo. Sotto nel corso di un evento al Caffè Marini a Pistoia
Sopra Leonard Alden Crow Dog Jr, giovane capo tradizionale, nato e cresciuto nella riserva di Rosebud Sioux Lakota in un evento a Greve in Chianti (Firenze)
La locandina di un evento dell’aprile 2016 a Verrazzano e la locandina della mostra di Arezzo che si inaugura sabato 4 febbraio
Tutte le immagini gentilmente concesse da Wambli Gleska