Il lessico è bizzarro e nella storia di una lingua ci sono parole che muoiono e che scompaiono, altre che nascono e altre ancora che mantengono la loro forma originaria ma mutano di significato. Tuttavia quando alcuni termini di particolare “densità” etica cadono quasi in disuso, c’è da preoccuparsi, e non poco.
Due di questi, che da bambino sentivo rammentare spesso quassù in montagna fra gente semplice e timorata di Dio, sono “onestà” e “onore”, riconducibili, rispettivamente, al concetto di integrità morale che si rispecchia nei comportamenti e a quello di dignità civile, sociale e religiosa. Anche formule come “giuro sul mio onore”, “ parola d’onore” e altre simili sono ormai desuete e chi le pronuncia, anche se in buona fede, non viene considerato credibile.
Onestà e onore derivano entrambe da una parola latina, honor , dal significato analogo all’italiano, ma è curioso che nella lingua dei nostri antenati Romani esistesse un adagio che suonava così: honor onus , cioè “l’onore è un fardello, un peso da caricarsi sulle spalle ogni giorno della vita”, nel senso che essere onesti e degni d’onore costa fatica.
Niente di più attuale! C’è oggi un peso maggiore che essere onesti e dignitosi in un mondo in cui domina il mercato di sé? E ancora: esiste un qualche riconoscimento per chi si sforza di mantenersi integro moralmente e civilmente? E’ sempre stato difficile nuotare controcorrente, ma oggi lo è ancora di più.