PISTOIA – E’ un esponente di un’azienda agricola tradizionale della montagna il nuovo presidente di Confagricoltura Pistoia. Roberto Orlandini, 59 anni, presidente della società agricola Oasi Dynamo, è stato eletto all’unanimità in occasione dell’ultima assemblea del sindacato riunita per scegliere il successore di Edoardo Chiti. Orlandini sarà affiancato da due pezzi da novanta del vivaismo pistoiese, i vicepresidenti Francesco Mati e Vannino Vannucci. Abbiamo incontrato Orlandini pochi giorni dopo il suo nuovo incarico. Ecco il resoconto della prima intervista rilasciata dal neo presidente
Roberto Orlandini nella sede di Confagricoltura Pistoia
Orlandini la prima domanda è d’obbligo. Lei è un esponente di un’azienda con un nome importante, impegnata nel settore agricolo tradizionale e caratterizzata dalla collocazione sul territorio montano. Insomma Confartigianato sembra aver operato una scelta molto chiara. Da cosa nasce questa decisione?
“Intanto mi lasci ringraziare l’assemblea per aver fatto questa scelta che mi carica certo di molte responsabilità ma che conferma anche un percorso già intrapreso. Da anni, infatti, non c’erano negli organi principali dell’associazione rappresentanti del mondo agricolo. La mia elezione credo significhi una nuova attenzione al mondo dell’agricoltura tradizionale ma, al contempo, anche una particolare attenzione alla montagna. Il che è senz’altro un bel segnale”.
Attenzione alla montagna e forse anche ad una tipologia particolare di azienda. E’ così?
“Credo di sì. L’Oasi Dynamo ha come obiettivo prioritario, oltre alla creazione di lavoro, un’attenzione più spiccatamente sociale, di inclusione. Oasi Dynamo sta attuando un programma articolato di conservazione ambientale attraverso attività agricole, forestali e di allevamento. Il programma viene attuato anche attraverso attività di ricerca scientifica sui temi della biodiversità. Ci sono poi le attività di commercializzazione dei prodotti alimentari e quella di ristorazione, entrambe con il nostro marchio”.
Ci sta dicendo che il vostro è un modello da prendere ad esempio e magari “esportare”?
“L’esperienza di questi anni ci ha portato a teorizzare un modello di gestione che può migliorare la difesa della biodiversità e favorire la convivenza con il mantenimento e lo sviluppo di un’agricoltura bio e bio dinamica. Modello che potrebbe essere esteso, insieme ai suoi benefici, al territorio circostante della Montagna Pistoiese, contribuendo in modo sostanziale alla sua rinascita socio economica”.
La montagna ha oltretutto caratteristiche particolari e una debolezza intrinseca.
“La caratteristiche della montagna è sicuramente quella di avere molte aziende di piccole e piccolissime dimensioni, che più necessitano sinergie e aggregazioni. Oggi più che mai è fondamentale il ruolo di un’agricoltura in grado di opporsi al fenomeno dello spopolamento. E’ importante quindi fare tutto il necessario per mettere in condizione gli agricoltori di continuare a svolgere questa attività”.
Più in generale pensa che il ritorno all’agricoltura abbia bisogno di una nuova visione imprenditoriale?
“Il ritorno all’agricoltura come attività di impresa, che ha in sé la caratteristica della difesa del territorio e dell’ambiente e una vera e propria centralità nel sociale, è appena iniziato. Va incrementato e sostenuto. Per esempio mettendolo il più possibile in rete”.
Non sarà che si rischia di passare da un eccesso di centralità del vivaismo ad un suo ridimensionamento?
“Il settore vivaistico è ovviamente importantissimo per Pistoia e il suo ruolo resterà centrale. Su questo non ci sono dubbi. Al suo fianco andrà rafforzata la componente agricola tradizionale, evidenziandone alcune particolarità. Penso per esempio al tema della multifunzionalità nelle aziende agricole e la difesa del territorio”.
Quindi una caratterizzazione “ambientalista”. Quasi una risposta con rilancio a chi accusa il mondo del vivaismo, o una sua parte, di poca sensibilità ambientale?
“La questione dell’inquinamento del territorio a causa dell’utilizzo di alcuni prodotti nei vivai è tema discusso da anni, non sempre tenendo conto dei dati reali. La nostra organizzazione raggruppa le più importanti aziende vivaistiche di Pistoia, che hanno piena coscienza di questi temi. Sicuramente dal mondo agricolo arriverà una ulteriore attenzione alla difesa dell’ambiente. Penso che la mia nomina significhi anche questo”.
Francesco Mati, uno dei suoi due vice presidenti, all’indomani del rinnovo delle cariche ha affermato la necessità di “allineare la struttura ad una serie di novità”, citando anche la novità dell’assessorato al vivaismo del Comune di Pistoia. Cambia qualcosa nei rapporti con le istituzioni?
“Non so se e cosa possa cambiare. Da parte mia cercherò la massima collaborazione con tutte le istituzioni che operano sul territorio di nostra competenza. Proprio in questi giorni sono stati avviati i primi contatti. Ho avuto modo di incontrare gli assessori del Comune di Pistoia Alessandro Capecchi e Gianna Risaliti, dai quali ho riscontrato una grande apertura e un atteggiamento molto positivo nei confronti del mondo delle imprese. La prima impressione è stata ottima”.
Seppur Comune capoluogo, Pistoia non esaurisce il quadro di una provincia assai ampia e complessa, che raccoglie ben venti comuni.
“Certo, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi continueranno i nostri incontri. Con i sindaci della montagna ho già avuto modo di confrontarmi dopo la loro elezione, seppur non nella mia attuale veste perché è successo prima che assumessi questo ruolo. E anche da questi incontri ho raccolto indicazioni interessanti”.
E con le altre associazioni di categoria come intende muoversi?
“Il rapporto con le altre associazioni dovrà stabilizzarsi. Il mio auspicio è di trovare la massima collaborazione possibile”.