La nostra montagna è ricca di stratificazioni linguistiche, frutto delle complicate situazioni storiche che hanno visto sovrapporsi nei secoli influenze culturali diverse. Anche nei termini più quotidiani è possibile individuare questo fenomeno; quei dolci che si usano consumare in questo periodo di Carnevale si chiamano “frappe”, “sfrappe” o “sfrappole” nei territori con maggiore influenza bolognese, e “cenci”, laddove si sente più forte il vento della Toscana.
Per quanto riguarda l’origine di “frappa”, bisogna ritornare all’antico francese frape, che significava “frangia”, perché in effetti le frappe sono semplici ritagli di pasta. La forme “sfrappe” e “sfrappole” sono variazioni locali.
Più difficile individuare con precisione l’etimologia di “cencio”, perché le interpretazioni sono diverse. Forse bisogna scomodare il latino cincius (coperta composta da un insieme di panni), a sua volta connesso col verbo cingere (cingere, coprire). Però non è semplice legare il significato originario con quello di cui ora stiamo parlando.
Ci può venire in aiuto un uso antico di “cencio”, nel senso di “uomo dappoco”, “cosa vile”. I “cenci”, cioè i “dolci”, non sono infatti dei semplici scarti di pasta?