Una Montagna di Parole  |  febbraio 26, 2017

L’origine dei “cenci”, dolci fatti con gli scarti di pasta

Diverse le interpretazioni sul nome di questo prodotto tipico del periodo di Carnevale. Dal latino “cincius” ma anche il senso antico di cencio come “uomo dappoco”, quindi cosa vile. Nei territori a influenza bolognese si usano i termini “frappe”, “sfrappe” o “sfrappole” e l'origine è quella francese di “frape”, ovvero frangia

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La nostra montagna è ricca di stratificazioni linguistiche, frutto delle complicate situazioni storiche che hanno visto sovrapporsi nei secoli influenze culturali diverse. Anche nei termini più quotidiani è possibile individuare questo fenomeno; quei dolci che si usano consumare in questo periodo di Carnevale si chiamano “frappe”, “sfrappe” o “sfrappole” nei territori con maggiore influenza bolognese, e “cenci”, laddove si sente più forte il vento della Toscana.

Per quanto riguarda l’origine di “frappa”, bisogna ritornare all’antico francese frape, che significava “frangia”, perché in effetti le frappe sono semplici ritagli di pasta. La forme “sfrappe” e “sfrappole” sono variazioni locali.

Più difficile individuare con precisione l’etimologia di “cencio”, perché le interpretazioni sono diverse. Forse bisogna scomodare il latino cincius (coperta composta da un insieme di panni), a sua volta connesso col verbo cingere (cingere, coprire). Però non è semplice legare il significato originario con quello di cui ora stiamo parlando.

Ci può venire in aiuto un uso antico di “cencio”, nel senso di “uomo dappoco”, “cosa vile”. I “cenci”, cioè i “dolci”, non sono infatti dei semplici scarti di pasta?


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)