L’articolo dedicata al popolo Lakota Sioux, in programma a marzo, a San Marcello, ha avuto un’ottima risposta in termini di letture sul nostro sito e di “interazioni” sui social. Ha stimolato evidentemente anche un nostro lettore ad una riflessione molto interessante e originale anche se magari un po’ azzardata (i rapporti fra “montanini” e “metropolitani” sono stati, grazie a Dio, assai meno cruenti di quelli in terra d’America…). In questo scritto c’è ironia ma anche tanta sostanza. Leggetelo, è brevissimo, e fateci sapere cosa ne pensate.
p.v.
LA LETTERA
“Egregio direttore, ho letto con grande piacere il suo articolo, pubblicato sulla “Voce della montagna”, relativo al gemellaggio tra i Lakota e il nostro paese di San Marcello. Sono un montanino che ha radici profonde in questo nostro territorio dimenticato e trovo interessante che una civiltà così lontana da noi abbia scelto di raccontarsi proprio qui. D’altra parte ritengo che questo gemellaggio sia assai più appropriato rispetto a ciò che comunemente si possa pensare, perché anche noi, abitanti delle zone periferiche della montagna pistoiese, siamo un po’ come i Lakota: confinati in una riserva gestita da “uomini bianchi metropolitani”, privi di peso politico e usati a fini folcloristici per divertire gli stressati cittadini.
Non abbiamo praterie o cavalli pezzati e nemmeno danze propiziatorie intorno ai fuochi, anche perché chi accende un fuoco in montagna può incorrere nelle ire di leggi e regolamenti ed essere oggetto di sanzioni pesanti.
Non so in quanti condividano questo mio pensiero; se resterò solo a pensarla così, mi consolerò con una massima amara di un grande scrittore: ‘E’ triste capire che in un mondo di cow boy tu sei l’indiano'”.
Lettera firmata
L’ARTICOLO SUI LAKOTA SIOUX A SAN MARCELLO
Quel patto fra San Marcello e i discendenti di Toro Seduto e Cavallo Pazzo