Nel recentissimo editoriale pubblicato il 26 di luglio, dal titolo “Contro lo spopolamento, un ‘Piano Marshall’ per la montagna”, Maurizio Ferrari analizzava i dati del preoccupante calo demografico e lanciava da un lato un grido d’allarme, dall’altro una sorta di proposta-provocazione di aiuti eccezionali e di natura del tutto straordinaria per la montagna. Neanche a farlo apposta, più o meno nelle stesse ore,la Fondazione montagne italia http://montagneitalia.it/presentava un rapporto in Parlamento che sembra, ovviamente solo in parte, un’implicita risposta a certe nostre modeste sollecitazioni. Il rapporto è un vero e proprio libro, un testo di oltre 300 pagine con analisi dettagliate su ogni singolo aspetto, relative ai territori montani di tutta Italia (consultabile a questo link). Ma anche dalla sintesi che la stessa Fondazione ha elaborato, e che pubblichiamo integralmente con la sola aggiunta di alcuni capitoletti per facilitarne la lettura, si possono capire alcuni cose. Soprattutto, forse, su quale strada ci si deve incamminare per evitare il declino definitivo delle montagne italiane.
Il Rapporto Montagne Italia in sintesi
La “ristrutturazione demografica”
Come emerge dai numeri del Rapporto 2016, in montagna assistiamo a due flussi di “ristrutturazione demografica” che verosimilmente si diffonderanno a breve sul territorio nazionale. In primo luogo un tendenziale invecchiamento della popolazione, fattore che può rappresentare anche una straordinaria risorsa se consideriamo la potenzialità di un segmento demografico che esce dal mercato del lavoro ma che ha di fronte a sè una prospettiva di vita ancora lunga. In secondo luogo, la progressiva presenza di immigrati che si stanno sostituendo, anche nei cicli produttivi di rilevante importanza, alla manodopera locale che manca ma che necessitano di gestione nei flussi e non di occasionalità.
La sostenibilità
A questi due aspetti si lega il tema della sostenibilità, che porta con sé la capacità di una comunità di fare delle scelte in rapporto alle proprie specificità. Viene introdotta introdurre a livello sistemico nazionale un’esperienza interessante come la oil free zone nata nel Vanoi Primiero. La possibilità cioè di immaginare che le vallate montane siano anticipatrici di un percorso di progressiva emancipazione dal basso della logica che passa dal fossile alle energie rinnovabili. Le montagne italiane, insomma, sono uno straordinario laboratorio a cielo aperto di cosa potrà essere l’Italia tra dieci anni, perché lo sviluppo o sarà Green o non sarà, e sarà Green solo passando per l’impiego corretto delle risorse naturali montane e la riscrittura con le comunità locali del patto per il loro utilizzo ed impiego.
Le risorse ecosostenibili
Un percorso che trova nella delega data al Governo per l’introduzione del pagamento di servizi ecosistemici ambientali il suo completamento. In base a questa norma, infatti, il Governo dovrà emanare un decreto che stabilisca il valore ecologico ambientale ecosistemico dell’utilizzo dei beni collettivi. Significa che acqua, aria, suolo, stoccaggio della CO2, valore ecosistemico del bosco diventano improvvisamente risorse quantificabili, il valore del quale che deve essere reimpiegato per la tutela, la salvaguardia e la riproduzione del bene e che inevitabilmente porta con sé il tema della riorganizzazione della governance.
La specificità dell’agricoltura in montagna
Altro settore nevralgico che emerge anche dai numeri del Rapporto è quello agricolo. Si è ottenuto un importante riconoscimento, quello della specificità dell’agricoltura di montagna nel quadro della nuova politica agricola montana, e lo stanziamento di risorse importanti per il periodo di programmazione 2014-2020, ma vi è la necessità di finalizzare su questi aspetti le risorse che ci sono e le capacità di far fruttare investimenti e di creare infrastrutture adeguate, dando spazio ai giovani ritornanti ed eliminando sacche di burocrazia che ancora rendono troppo paludate le procedure di impiego dei fondi europei per la montagna e le aree rurali.
Lo stimolo verso le istituzioni
Il Rapporto Montagne Italia 2016 vuole essere lo strumento, la mappa da cui partire per orientare le politiche pubbliche, l’utilizzo delle risorse europee, l’assetto istituzionale dei prossimi anni, legandosi anche all’esperienza in atto della Strategia Nazionale per le Aree Interne varata da Governo, Parlamento e Regioni.