Una Montagna di Parole  |  luglio 2, 2016

La pezzola, quel pezzo di stoffa per coprirsi la testa o asciugarsi il sudore

Diverso l'uso che ne facevano gli uomini e le donne. Le origini del nome, piccola pezza di stoffa, risalgono al 1300. Ma già nel 1000 si usava il diminutivo petiola, nel senso di “piccolissima parte”, derivante da petia de terra, cioè pezzo di terra. Come testimoniano documenti notarili relativi ad atti di vendita

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Non accadeva mai che in montagna si uscisse di casa senza una “pezzola”.  Gli uomini e i ragazzi la tenevano in tasca per lo più come fazzoletto da naso, per detergere il sudore od altro; per le donne, poi, questo pezzo di stoffa quadrangolare, bianca o colorata, serviva anche per coprirsi il capo, con modalità che variavano in relazione all’età, alle occasioni ed alle funzioni.
Le anziane, ad esempio, indossavano la pezzola ripiegata in due ed annodata sotto il mento, mentre le più giovani la tenevano strinta dietro o sulla testa quando sfaccendavano in casa o andavano a legna nel bosco; in particolari festività si usavano pezzole bianche coi penari , cioè frangiate, che venivano solo appoggiate sul capo, senza alcuna legatura. In un caso la portavano indistintamente uomini e donne, quando la annodavano sul capo senza ripiegarla in modo tale da proteggere il collo e le spalle durante la mietitura o la fienagione.
Il termine “pezzola”o “pezzuola” è in realtà un diminutivo di “pezza” e già nel 1300 significava genericamente “piccolo pezzo di stoffa”; ma, risalendo più indietro nel tempo, intorno all’anno 1000, non era raro trovare nei documenti notarili l’atto di vendita di una petia de terra, cioè di “un pezzo di terra”. Da qui è derivato il diminutivo petiola nel senso di “piccolissima parte”, di terra o di qualsiasi altra cosa.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)