NAPOLI – Flavio Ciotola, 32 anni, è uno dei musicisti che prenderà parte alla prima edizione di Pavanart, il festival delle arti di strada in programma a Pavana sabato 30 e domenica 31 luglio. ’Bon Ton’ è il titolo del suo disco d’esordio che è arrivato al primo posto della classifica ‘Top Album’ di iTunes. Il suo stile, che si sviluppa nel segno di un cantautorato alternativo, si caratterizza per i toni espliciti, coloriti e taglienti. Solo in apparenza eccessivi e volgari. Chi dovesse avere la possibilità di incontrarlo e parlarci, se ne renderebbe subito conto.
Perché il nome d’arte “L’Io”
Flavio non alza la voce, tanto meno nella finzione del personaggio che nasce dal canto. La rabbia la esprime come sa, fantasticando. Il suo nome d’arte, “L’Io”, tutt’altro che frutto di una sicurezza dettata dall’egocentrismo, discende direttamente da quel motto di Socrate, tatuato sulla pelle, che recita: “Conosci te stesso”. Ed è proprio per approfondire questa conoscenza, che Flavio ha deciso di scrivere e musicare le sue canzoni in completa solitudine, senza far affidamento su nessuno, accettando tanto gli elogi quanto le critiche.
La sua indignazione è quella di tanti italiani affezionati in maniera morbosa al loro Paese e affetti dalla stessa inevitabile reazione che monta di fronte all’indifferenza. Presi dal nostro interesse, sembriamo incapaci di volgere lo sguardo un poco più in là, aprendo una volta per tutte gli occhi per guardare una terra che si spopola giorno dopo giorno della sua umanità.
Il sentimento contraddittorio per la sua città
C’è bisogno di riscoprire la fiducia nell’uomo e il cantautore napoletano questo lo sa. Per la sua città, quell’immenso agglomerato di abitazioni sorvegliate vigilmente da padron Vesuvio, Flavio nutre un sentimento contradditorio. È amore, ogni volta che guardandosi intorno subisce il fascino del golfo che si staglia dall’alto della graziosa Posillipo; è odio, quando ridiscendendo da una tale bellezza, torna nel suo quartiere, Bagnoli, dove il progetto urbanistico di “Bagnoli Futura”, nato con le migliori intenzioni per riqualificare un’area industriale da tempo decaduta, stenta a spiaccare il volo, lasciando dietro di sé nient’altro che scandali e polemiche. È un sano orgoglio verso la propria città quello che manca ai napoletani. Flavio conosce bene la generosità dei suoi concittadini, la capacità di fare lega nei momenti di crisi, dimostrando di sapersi togliere d’impiccio anche nei momenti più duri. Ma non è sufficiente mostrarsi solidali all’apice della tensione, porgere la mano quando infuria l’uragano per poi voltare le spalle quando il peggio è passato. La città ha bisogno ogni giorno dei suoi abitanti, di un popolo che la celebri e la rispetti. Ma, soprattutto, che creda nell’aiuto reciproco, disinteressato, senza scadenza.
A settembre un locale per artisti
Insieme ad altri tre soci, da settembre Flavio si getterà in una nuova impresa, proprio per dare l’occasione a molti artisti, che come lui vivono di passione e precarietà, di dare prova delle proprie capacità e, magari, capire che a Napoli ci sarà sempre, per loro, ospitalità. Aprirà un locale in pieno centro, nei pressi di piazza Dante, dove i volti emergenti della città e della nazione potranno esibirsi, entrando in contatto diretto col loro pubblico. E qui, in uno spazio angusto, ma accogliente, memore di certi ambienti bohémien lontani dai circoli parigini dell’Ottocento, ogni cantante o scrittore in cerca di un po’ d’attenzione, la troverà. Forse non ricevendo sempre la soddisfazione sperata, ma potendo in ogni caso contare sulla comprensione di chi conosce il mestiere e, praticandolo, ci crede.