Ho frequentato la montagna fin da piccolo, saltuariamente e senza che si creasse mai un vero e proprio legame, solo negli ultimi anni si è sviluppato un sentimento autentico motivato dalla presenza di qualcuno che ha suscitato in me qualcosa di più grande rispetto alla semplice curiosità. A mio avviso è questo quello che serve per farti vedere un luogo con altri occhi, forse non del tutto oggettivi: serve che qualcuno te lo faccia comprendere, prendere con sé. Per me così è stato, sono state le esperienze in prima persona a toccarmi da dentro, le emozioni provate, il poter affondare gli scarponi nei sentieri, le feste e le parole delle persone, i suoni e gli odori a farmi iniziare a riflettere sulla natura di quei luoghi da cui la gente oggi tende a fuggire, e da cui io mi sentivo profondamente affascinato.
“Catturato” dalla montagna
La montagna tutta mi ha catturato, ma fin dall’inizio un luogo in particolare mi è rimasto dentro, Sambuca Pistoiese; da lì, dalla rocca che si erge appena sopra Castello di Sambuca, ho gettato i primi sguardi sulla Valle del Limentra e sulla bellezza che la circondava. La poesia che avvolgeva i vicoli e le case di quel borgo ormai lasciato quasi solo era ammaliante, una nostalgia che non mi apparteneva, ma che percepivo, proveniva da quella che prima era una macelleria, un ufficio postale, una piazzetta gremita.
Il legame indissolubile con Pistoia
L’affetto per la montagna ha trovato le sue radici anche nella mia città natale, Pistoia, con la quale ha indissolubili legami e relazioni di reciprocità; infatti dopo questa riscoperta l’amore per essa è cresciuto con me e con il tempo ho trovato diversi sentieri da battere, come nella fatica catartica delle camminate nella natura tra borghi e crinali silenziosi, nel lato più storico di questi luoghi di valico e confine abitati da tempo immemore, nelle dinamiche sociali e linguistiche, come lo spopolamento e le differenze tra dialetti, che, quale studente di materie umanistiche, mi toccano con particolare interesse.
Fra speranza e preoccupazione
Oggi guardo alla montagna con preoccupazione e speranza, gettando su di essa la stessa occhiata che si getta su un parente a cui si vuole bene, impensierito per il suo futuro, eppure nonostante questo con il tempo inizio a vederci parte del mio avvenire, un futuro impegnativo ma in mezzo alla bellezza, vedo un diverso modo di pensare e vivere, riflessivo ma profondamente compenetrato con la capacità del fare, al rapporto con la realtà, auspicandomi quindi di trovare ciò che per Noam Chomsky è la caratteristica essenziale della natura umana: la libertà.