L'intervista, Cultura & Spettacoli  |  ottobre 2, 2021

Il Soul e l’imperfetta bellezza di questa montagna

Dal 27 al 29 dicembre il Porretta Soul torna in una speciale "veste natalizia". Due anni di pandemia hanno bloccato i concerti estivi ma non sono mancate, in questo periodo, tante altre iniziative dedicate al Cinema e alla Street Art. Di tutto questo abbiamo parlato con Graziano Uliani che è l'ideatore e il direttore del Festival dedicato alla memoria di Otis Redding

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“Tutti sanno che l’essenza del Soul non è la perfezione nella nostalgia ma l’imperfetta bellezza della realtà, il puro e semplice feeling. Ed è esattamente questo ciò che ho ottenuto dalla mia esperienza con il Festival di Porretta.” (Peter Guralnick)

 

IL SEGRETO DI UN SUCCESSO

Da 33 anni il Porretta Soul Festival richiama qui, sull’Appennino bolognese, persone da tutto il mondo. La rassegna musicale, ideata, creata e diretta da Graziano Uliani, è un punto di riferimento per gli amanti di questo genere musicale. Il Festival di Porretta è diventato uno degli appuntamenti più importanti al mondo e, probabilmente, il principale in Europa. Sul palco del Rufus Thomas Park si sono esibiti artisti che, nei decenni passati, hanno consacrato la musica Soul.
A fronte di questa fama alcune domande sorgono spontanee: qual è il segreto di questo successo? Perché proprio a Porretta Terme? Come mai in un posto così defilato? Sono domande legittime. Eppure, dopo aver frequentato un po’ questa cittadina di montagna, lo capisci subito che solamente qui esiste il “feeling” che, per una settimana all’anno, trasforma l’appennino bolognese in una capitale del Soul. E’ proprio l’imperfetta bellezza di questa montagna, riprendendo le parole del biografo Peter Guralnick, che rende così “Soulful” questi luoghi.

 

C’E’ LA PANDEMIA MA IL SOUL NON SI FERMA

Negli ultimi due anni però, a causa della pandemia, il Festival è entrato in un limbo: sospeso tra l’ultima edizione, quella del 2019, ed un futuro sul quale gravano le incognite del Covid. Tuttavia da queste parti non stanno con le mani in mani. Così, in attesa di poter tornare ad ascoltare i grandi artisti della Soul Music, qui nella valle del Reno si sono inventati tante altre attività per mantenere viva la fiamma di quel “magico feeling”. L’ultima è stata, la scorsa estate, il Porretta Street Art. Le vie della cittadina, grazie a questa originale iniziativa, si sono colorate grazie ai bellissimi murales dedicati agli artisti del Soul.
Prossimamente, dal 27 al 29 dicembre, tornerà anche la musica. Il Soul a Porretta assume una veste natalizia e quest’anno, sotto all’albero, ci regalerà alcune serate di musica con artisti di spicco.
Di tutto questo, del passato, presente e futuro del Festival, abbiamo parlato con Graziano Uliani, fondatore e direttore del Porretta Soul.

 

L’INTERVISTA AL FONDATORE

Qui a Porretta Terme, girando per le strade, si vedono, in alcune vetrine, i manifesti dell’edizione 2019 (l’ultima prima dello stop forzato). Guardando quelle locandine io provo una grande tristezza. Penso al Porretta Soul congelato in un passato sempre più lontano. Però questo blocco forzato forse è stato anche l’occasione per fare un bilancio di questi tre decenni di Festival. Puoi raccontarci quali sono state, in questi due anni di pausa forzata, le difficoltà, le preoccupazioni, le riflessioni e magari anche quali sono i sogni e i progetti per il futuro.

“Partirei col dire che questo non è un Festival. E’ piuttosto uno scambio di esperienze tra artisti, già famosi negli anni Sessanta, che hanno trovato nuova vita proprio a qui Porretta. Il COVID, più che l’ascolto della musica, ha penalizzato questo “scambio”. La gente arriva qui una volta l’anno, un po’ da tutta l’Europa, ma direi da tutto il mondo. Anche gli artisti rimangono almeno una settimana o dieci giorni. Quindi è uno scambio con i propri fan che dà molto di più di un semplice concerto. L’anno scorso, vista l’impossibilità di organizzare il Festival, ci siamo inventati il Porretta Soul Movies. Una rassegna di film, legati al Festival, tra i quali anche “A Soul Journey” (il docufilm dedicato al Porretta Soul). Quest’anno poi abbiamo messo in piedi l’iniziativa “Porretta Street Art” grazie alla quale oggi possiamo ammirare i bellissimi murales”.

Questo conferma la mia impressione del Porretta Soul come una cosa molto diversa dai normali eventi musicali. La sensazione che si prova qui, durante i giorni del Festival, è molto particolare. D’altra parte, probabilmente, un genere musicale che porta il nome dell’anima (Soul) qui trova una dimensione perfetta: immersi nella Natura, lontani dalla frenesia della vita quotidiana e dallo smog delle grandi città… Forse è proprio questo che intendevi?

“Infatti, è proprio così. Joe Arnold ha descritto molto bene questa idea. Lui, un sassofonista che aveva suonato con artisti del calibro di Otis Redding, Sam & Dave fino a Van Morrison, al rientro dalla sua esperienza a Porretta, scrisse alcune righe nelle quali raccontò la sensazione provata da queste parti. A causa del fuso orario l’artista si svegliava molto presto la mattina, quando Porretta era ancora avvolta nel buio. Joe, passeggiando per le vie ancora deserte, sentiva il profumo del pane appena sfornato. Dobbiamo pensare che questi artisti, vivendo negli Stati Uniti, sono abituati alla puzza dei gas di scarico, all’inquinamento spaventoso delle grandi città. Ecco, noi non facciamo caso a queste cose. Ma Porretta ti regala anche questo. Il Porretta Soul Festival ti dà una dimensione che da altre parti non esiste più.
Quando sono partito col Porretta Soul Festival, Solomon Burke o Wilson Pickett erano spaventati di andare a suonare in un posto sconosciuto. Adesso mi vengono a cercare e mi devo nascondere perché tutti vogliono venire a Porretta perché si è fatta conoscere per la qualità della musica non per le dimensioni del palco o la possibilità di “sbigliettare”. Certi festival europei importanti quando assumono un artista pensano a quanti biglietti potrà vendere. Noi non abbiamo questo problema perché non è il nostro mestiere. Qui abbiamo altri valori che alla fine però sono paganti”.

La scorsa estate, venendo qui a Porretta, ho apprezzato i bellissimi murales che stanno cambiando il volto di questa cittadina. La rendono sempre più bella e contribuiscono ad una meravigliosa scenografia: non solo nei giorni del Soul ma per tutto l’anno. La sensazione che provo è quella di una simbiosi tra città e musica. Porretta Terme ha un grande debito nei confronti del festival. Ma d’altra parte anche il Porretta Soul ha un grande debito con questo territorio. Volevo capire se questa mia impressione è fondata, se esiste davvero questa simbiosi tra la città il festival.

“In 33 anni le cose sono cambiate. Quando iniziai, nel 1988, se avessi fatto un festival di liscio sarebbero stati tutti molto più contenti. All’inizio mi avrebbero ucciso perché dicevano: “Ma come? Questo viene qua a porta dei neri?”
Era il periodo in cui le terme funzionavano alla grande, il pubblico chiaramente preferiva altri tipi di musica. La musica Soul era un oggetto sconosciuto. Poi arrivò Zucchero e impose il blues all’italiana. Arrivò anche Giorgia e uscirono film come “The commitments” e “Blues Brothers” . Tutto questo ha agevolato moltissimo anche la vita del Porretta Soul.
Ma all’inizio ho dovuto lottare, ho portato avanti il Festival con la mia passione e il mio lavoro.
Però ti ripeto i tempi sono cambiati anche per le amministrazioni comunali e devo dire che ultimamente dal più piccolo impiegato fino al vertice del Sindaco tutti hanno sposato, nel migliore dei modi, la causa del Soul a Porretta…

Il fatto che oggi ci siano anche dei murales offre la possibilità, a chi ama questo tipo di musica, di venire a Porretta anche al di fuori del periodo del festival. E poi sono stati realizzati veramente grandi artisti: sono delle vere e proprie opere d’arte. Quindi, insomma, alla fine i il tempo ci ha dato ragione”.

Il tempo appunto. Forse, come cantava Solomon Burke, è “solo una questione di tempo” (“It’s Just a Matter of Time”). Portando ancora un po’ di pazienza, nel 2022, forse potremo tornare qui per il Porretta Soul. Intanto però, per accontentare gli appassionati che scalpitano, il Festival quest’anno si propone in un’inedita veste natalizia. Puoi parlarci di questa speciale “Christmas Edition”?

“Si, è vero. In mancanza della sua tradizionale edizione estiva il Porretta Soul ritornerà, dal 27 al 29 dicembre, con una speciale edizione invernale. Ci saranno, come sempre, artisti di spicco. L’headliner sarà Bobby Rush che, nel 2021, ha vinto il Grammy il suo album “Rawer Than Raw”. Ci sarà una coda l’ultimo dell’anno con Curtis Salgado che farà il veglione all’Helvetia. Salgado, lo ricordo per chi non lo sapesse, fu il mentore di John Belushi e il suo ispiratore per il film “The Blues Brothers”.
Tutti i concerti serali si terranno al Cinema Kursaal. Ogni giornata si concluderà, alle 24, con un “Soul Club After Hours” presso il Califfo o al Rufus Thomas Park.
Ma anche durante le ore diurne ci saranno concerti agli Hotel Helvetia e Roma.
Ed è proprio all’Helvetia che, il 31 dicembre, ci sarà un veglione di capodanno d’eccezione con Curtis Salgado & Soul Shot.
Ma il Porretta Soul di Natale non è solo musica. Ci saranno eventi per la presentazione del libro “Soul” di Antonio Bacciocchi e la proiezione del film/documentario “Le Strade dell’Anima”.
Sono previsti anche un Christmas Village, dei punti di degustazione dei prodotti tradizionali del territorio, presso Valerio Carni e il Forno Corsini, ed anche delle visite guidate ai murales (in collaborazione con Bologna Welcome/Appennino Slow)”.
Quindi il Porretta Soul non si arrende alla pandemia ma ritorna, in una nuova veste, per arricchire il Natale di Porretta e degli appassionati che speriamo parteciperanno numerosi.

Per informazioni https://www.porrettasoulfestival.it

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Andrea Piazza

Andrea Piazza nasce a Mantova nel 1974. Vive tra le rive di due fiumi (il Po e il Mincio) ma coltiva, da sempre, l’amore per la montagna. Ha due grandi passioni: il viaggio e la fotografia. Due attività che trovano un perfetto connubio nell’intrigante bellezza delle nostre montagne. Da qualche tempo cura un blog http://www.artedicamminare.it/ nel quale racconta, in modo simpatico e “non convenzionale”, i suoi viaggi sull’Appennino e non solo.