La Politica  |  giugno 15, 2021

La rigenerazione dei boschi, primi timidi segnali di risveglio dalla Regione

Nella IV Commissione il PD ha presentato due proposte di legge sul vincolo paesaggistico per arrivare alla modifica del testo unico dei beni paesaggistici. E il gruppo FdI ha presentato una mozione con l'obiettivo di avviare una revisione normativa della legislazione forestale. C'è una tendenza da invertire: bisogna affrontare il problema della Montagna nella sua globalità e non continuare ad intervenire di volta in volta su aspetti settoriali

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I boschi aggrediti da un eccesso di verde a causa dell'incuria

Non si contano ormai le volte in cui abbiamo denunciato su queste pagine lo stato pietoso dei nostri boschi, l’abbandono in cui versano da almeno 50 anni e la sordità di chi dovrebbe elaborare un piano gestionale adeguato.

Le leggi forestali attuali sono burocratiche, sanzionatorie, vincolistiche, spesso incomprensibili e sono pensate per un patrimonio boschivo ordinato, ottimale che non esiste più per molte ragioni, e anche note, ma che si possono riassumere in un comune disinteresse per la montagna, quella meno “aristocratica”, e per i suoi numerosi problemi.

Lo stato di abbandono dei boschi

Chi si addentra nei nostri boschi per antichi sentieri (laddove sia ancora possibile!) vede intrichi di vegetazione disordinata, prunai, invasione di piante aliene ,fusti rinsecchiti o filiformi che dopo le avversità meteo dell’inverno scorso sono stramazzati al suolo con l’intero apparato radicale.

Allora, che fare?

Continuare a seguire un certo ambientalismo metropolitano e lasciare che la natura faccia il suo corso oppure recuperare il senso della gestione antica e minuziosa dei nostri boschi, che prevedeva una coabitazione sapiente tra uomo e natura? Riparare agli errori gestionali dell’ultimo mezzo secolo oppure continuare a ignorare pilatescamente la realtà effettuale che ci circonda?

Un primo timido vagito della politica regionale

Di fronte a questi dilemmi si intravvede un primo, timido vagito della politica regionale che sembra occuparsi, seppure con colpevole ritardo, del pantano normativo che ha condotto la nostra Montagna all’immobilismo, tra vincoli e diktat di vario genere.

Sembra, ma sottolineo, sembra, che si muova una flebile volontà comune, trasversale ai partiti che siedono sugli scranni del Parlamento regionale, di occuparsi di Montagna, nel senso che recentemente maggioranza e opposizione hanno presentato mozioni e proposte di legge per ovviare a storture normative e rimediare ad errori gestionali.

Le recenti iniziative regionali

Nell’ambito dei lavori della IV Commissione, guidata da Lucia de Robertis, il Partito Democratico ha presentato due proposte di legge sul vincolo paesaggistico al fine di giungere ad una modifica del testo unico dei beni paesaggistici. Infatti tale vincolo rappresenta un ostacolo burocratico imbarazzante che rallenta ed in molti casi inibisce ogni iniziativa pubblica e privata, anche la più propositiva, ad intervenire sul territorio collinare e montano, che è ormai diventato “un museo delle cere” nel senso che non vi si può mai far nulla, in nome di un malinteso senso del paesaggio.

Anche l’opposizione si sta occupando del patrimonio forestale e, sulla scia dell’impegno di alcuni consiglieri comunali, Daniele Vannelli (Pistoia), Francesco Cipriani (Sambuca e Unione dei Comuni) e Andrea Tonarelli (Abetone Cutigliano), il Gruppo di Fratelli d’Italia ha presentato una mozione, firmata dal consigliere Alessandro Capecchi, che invita la Giunta regionale ad adoperarsi presso il Governo nazionale e la Conferenza Stato-Regioni per avviare una revisione normativa della legislazione forestale, in considerazione della necessità di una rigenerazione dei nostri boschi che stanno languendo e che abbisognano di coltura e cultura dopo decenni di abbandono ed errori gestionali.

Resta un interrogativo di fondo

Qualcosa, dunque, si sta muovendo nei piani alti della politica regionale, ma resta il dubbio di fondo che si continui ad intervenire di volta in volta su aspetti settoriali di un problema ben più vasto, che dovrebbe essere preso in considerazione nella sua complessità.

Esiste infatti il Problema-Montagna che ha assoluto bisogno di un approccio globale fatto di lungimiranza e impegno perché il futuro è incerto, lo spopolamento è sotto gli occhi di tutti, l’ambiente si sta degradando rapidamente e l’immobilismo imposto da attuali leggi, leggine e regolamenti scritti dietro le scrivanie non dà futuro alla montagna e a chi vi abita.

Esiste un’unica via, che non si vuole percorrere: dare alla Montagna leggi proprie e stabilire un nuovo patto tra pubblico e privato che tuteli l’una parte e l’altra e soprattutto garantisca un avvenire più consono e rispettoso alle e delle nostre Terre Alte.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)