Personaggi e Interpreti  |  dicembre 6, 2020

Una mostra, un libro e una buona azione

Bilancio della mostra "Per antichi sentieri" di Angelo Celsi, che ha chiuso i battenti a Palazzo Achilli, a Gavinana, dopo aver fatto tappa in diverse località della montagna. Il bilancio del curatore Sante Ballerini. Che attendeva una maggiore risposte di pubblico, sicuramente frenato dalla pandemia. Il senso dell'iniziativa? "Non un viaggio sulle orme della nostalgia ma il ricordo di un passato pieno di saperi e dignità". Continua intanto la distribuzione del libro il cui ricavato andrà alla Croce Verde di Taviano

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Durante la scorsa estate, mentre girovagavo per l’Appennino tosco-emiliano, mi sono imbattuto in una piacevole sorpresa. Ero per caso a Pàvana ed ho scoperto che, proprio quel giorno, veniva inaugurata una Mostra Fotografica dedicata alla montagna sambucana. Ovviamente non ho resistito alla tentazione e mi sono fermato per vedere le foto di Angelo Celsi.

Anche il titolo della mostra era molto suggestivo: “Per antichi sentieri”. Mi ha fatto tornare alla mente quei tratti della via Francesca che io, forestiero di pianura ma con una grande passione per la montagna, avevo già percorso negli anni passati. Ho ripensato a quei tratti ancora lastricati di pietra, le stesse pietre che, mille anni fa, venivano già calcate dai pellegrini e dai viandanti. Già, perché qui, sulla montagna pistoiese, si percepisce un profondo legame, direi quasi un intreccio, tra Storia e Natura. E l’intera rassegna delle foto, bellissime (un po’ me ne intendo) e molto suggestive, esprimeva alla perfezione questo legame indissolubile tra gli elementi naturali – acqua, ricca fauna, verde a volontà – e la storia millenaria passata tra questi monti un tempo teatro di aspre lotte e ora abbandonati a se stessi.

Uscendo dalla mostra avevo preso anche una copia del libro che è molto di più che un semplice catalogo. Le fotografie infatti non sono accompagnate da semplici didascalie: un libro tutto da leggere, con testi capaci di stimolare una riflessione che spazia ben oltre questa montagna.
Sfogliando le pagine del libro si ha l’impressione, come viene sottolineato anche nell’introduzione, che questa mostra abbia una sua peculiarità: si tratta di immagini della montagna che “trascurano completamente l’uomo”. Non mancano immagini che testimoniano, attraverso manufatti e costruzioni, la presenza dell’uomo che tuttavia non è mai presente in prima persona. Quasi come in un “contrappasso fotografico” la montagna, in questa raccolta di immagini, si prende la rivincita su colui che, sempre più spesso negli ultimi decenni, l’ha trascurata: l’Uomo.
La Mostra, dopo aver fatto tappa in diverse località, ha chiuso i battenti il 1 novembre a Palazzo Achilli (Gavinana). Quello stesso giorno, per una singolare “coincidenza montanina”, io ho appeso gli scarponi al chiodo in attesa, Covid permettendo, di riprendere le mie escursioni dopo l’inverno.

Però una curiosità mi è rimasta. Volevo proprio sapere come era andata a finire quella Mostra che, per caso, avevo incrociato in quel di Pavana. Per soddisfare questa curiosità ho contattato Sante Ballerini, curatore della mostra e del libro, e gli ho posto alcune domande.

La Mostra, come ho già detto poco più sopra, ha fatto tappa in diverse località della montagna pistoiese. Quale è il bilancio di questa esposizione itinerante? Come è stata accolta la mostra nelle diverse località? Quale è stato il riscontro in termini di partecipanti?
“Se l’entusiasmo con cui hanno accolto l’invito a ospitare la Mostra le persone con le quali mi sono relazionato – Presidenti di Pro Loco o Associazioni – fosse poi stato condiviso dalla gente del luogo, ci sarebbero stati problemi di assembramento, sconsigliabili davvero in tempo di Covid. Eppure è stata data ampia pubblicità dell’evento, tenuto ogniqualvolta nel pieno rispetto nelle norme vigenti per la pandemia in atto. Diciamo che più che il timore del Covid ha potuto l’apatia usuale verso le iniziative culturali, in particolare se in contemporanea non c’è niente da mangiare. Poche presenze anche tra i giovani. Eppure, volendo, c’era più da vedere che da leggere, visto che siamo nella civiltà dell’immagine…”.

Ho letto, nella presentazione dell’ultima tappa a Gavinana, che questa mostra, in un certo senso, racconta il declino che caratterizza, da tanti anni, tutto l’Appennino. In quella stessa presentazione però si parlava anche di speranza e riscatto. Secondo lei esistono reali possibilità di riscatto per questa meravigliosa montagna?
“Speranza tanta e gran voglia di riscatto: “Alla scoperta di Sambuca Pistoiese, di questi nostri monti dimenticati – così recita il sottotitolo della Mostra e del libro – non vuole essere un viaggio sulle orme della nostalgia, ma un ricordarsi di un passato pieno di saperi e dignità per inventarsi un futuro sicuramente possibile grazie alle nuove tecnologie ed a una inversione totale della ricerca del benessere, che non è certo più nel miraggio della città ora piena di problemi e di nuova miseria”.

Ci sono altri progetti in cantiere per il futuro? Sta lavorando ad altre mostre o altre pubblicazioni dedicate alla montagna pistoiese?
“Nel 2021 ricorrono i 700 anni della morte di Dante. E gli 80 anni dalla morte di Michele Barbi, uno dei massimi studiosi del sommo poeta. Guarda caso un sambucano, nato proprio a Taviano dove c’è la sede del Comune di Sambuca. Poteva l’illustre binomio passare inosservato? Ma al momento non posso dire di più”.

Nei mesi scorsi, durante la prima ondata del Covid, ci siamo ripetuti più volte che “tutto deve cambiare e nulla può essere come prima”. Lei cosa ne pensa? Crede anche lei che la pandemia possa rappresentare un indicatore di un indifferibile cambio di rotta che dovrà coinvolgere, in particolare, i piccoli borghi e le aree oggi scarsamente popolate?
“Il Covid ha portato sofferenze e morti in piena solitudine che è la cosa peggiore che può capitare ad un essere umano. Comporterà anche una crisi economica le cui conseguenze disastrose sono tuttora difficili da immaginare. L’ingegno atavico delle generazioni vissute su questi monti ricevuto dalla gente che ancora si ostina a vivere in montagna, se fosse contagioso, quello sì da solo potrebbe essere un valido stimolo per tornare a vivere in montagna, e vivere delle molte risorse che la montagna ancora può offrire”.

Torniamo alla mostra “Per antichi sentieri”. Angelo Celsi non è solamente l’autore delle fotografie ma, da vent’anni, è anche volontario presso la CROCE VERDE di Taviano. E proprio alla CROCE VERDE saranno devoluti i ricavi della vendita del libro. Ora che il Natale si avvicina questo libro può essere l’occasione per mettere insieme una pregevole strenna natalizia con una buona azione. Ci sono ancora copie disponibili? A chi possono rivolgersi i lettori per mettere sotto il proprio albero di Natale una copia di questo bellissimo volume?
“L’inserzione pubblicitaria creata per le Feste ormai prossime lo afferma chiaramente in testata: UN BEL REGALO + UNA BUONA AZIONE, sottolineando a seguire la bellezza del libro (lo dicon tutti!) e l’opportunità di fare una buona azione regalando il libro, il cui ricavato, una volta ripianati i costi, andrà tutto alla Croce Verde, ed in particolare alla Sezione di Taviano. Per l’acquisto del libro non ci sono problemi: si può acquistare direttamente presso le sedi Croce Verde di Taviano e Pistoia, presso il Bar Stella di Porretta Terme o ordinare telefonando al sottoscritto 0376 392845 oppure inviando una mail a [email protected]”.

 


Andrea Piazza

Andrea Piazza nasce a Mantova nel 1974. Vive tra le rive di due fiumi (il Po e il Mincio) ma coltiva, da sempre, l’amore per la montagna. Ha due grandi passioni: il viaggio e la fotografia. Due attività che trovano un perfetto connubio nell’intrigante bellezza delle nostre montagne. Da qualche tempo cura un blog http://www.artedicamminare.it/ nel quale racconta, in modo simpatico e “non convenzionale”, i suoi viaggi sull’Appennino e non solo.