Ambiente, Una Montagna di Parole  |  ottobre 29, 2020

Quella castagna sola dentro il proprio cardo chiamata “frate”

La parola frate ha assunto un significato curioso, legato all'esperienza quotidiana dei montanini di un tempo. La castagna singola nel cardo è stata associata alla figura solitaria del frate accattone che bussava alla porta delle case. Un esempio di fantasia creativa mista ad ironia, che non è mai venuta meno ai ceti popolari

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E’ noto a tutti il significato più comune della parola “frate”. In montagna si conoscevano i frati accattoni che passavano di casa in casa a chiedere qualcosa per i poveri, e qualche volta anche per sé, come attestano tante dicerie popolari. Si presentavano sempre soli, male in arnese, a piedi nudi e coi sandali anche d’inverno, col sacco sulle spalle implorando carità.

Questa figura nella ricca e fantasiosa creatività linguistica delle zone marginali ha ispirato le più varie associazioni di idee, cosicché per analogia la parola frate ha assunto anche un significato curioso e legato all’esperienza quotidiana dei nostri avi montanini.

Nel corso della raccolta delle castagne ci si imbatteva in cardi belli zeppi, che contenevano tre o anche quattro castagne , ma talvolta capitava il cardo che ne conteneva una sola. Una tal solitudine è stata evidentemente associata ad una figura solitaria, romita ed il richiamo al frate accattone che bussava alla porta delle case, diventava il più immediato. Allora frate ha cominciato a significare anche la castagna, sola e romita dentro il proprio cardo. E’ un ulteriore esempio, questo, di fantasia creativa mista ad ironia, che non è mai venuta meno ai ceti popolari ai quali era nota solo la realtà quotidiana e che ignoravano qualsiasi tipo di virtualità.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)