E’ noto a tutti il significato più comune della parola “frate”. In montagna si conoscevano i frati accattoni che passavano di casa in casa a chiedere qualcosa per i poveri, e qualche volta anche per sé, come attestano tante dicerie popolari. Si presentavano sempre soli, male in arnese, a piedi nudi e coi sandali anche d’inverno, col sacco sulle spalle implorando carità.
Questa figura nella ricca e fantasiosa creatività linguistica delle zone marginali ha ispirato le più varie associazioni di idee, cosicché per analogia la parola frate ha assunto anche un significato curioso e legato all’esperienza quotidiana dei nostri avi montanini.
Nel corso della raccolta delle castagne ci si imbatteva in cardi belli zeppi, che contenevano tre o anche quattro castagne , ma talvolta capitava il cardo che ne conteneva una sola. Una tal solitudine è stata evidentemente associata ad una figura solitaria, romita ed il richiamo al frate accattone che bussava alla porta delle case, diventava il più immediato. Allora frate ha cominciato a significare anche la castagna, sola e romita dentro il proprio cardo. E’ un ulteriore esempio, questo, di fantasia creativa mista ad ironia, che non è mai venuta meno ai ceti popolari ai quali era nota solo la realtà quotidiana e che ignoravano qualsiasi tipo di virtualità.