Il tumore alla prostata rappresenta il tumore più frequente nel maschio. Si stima che in Italia un uomo su otto presenterà tale problematica durante la vita.
Sebbene raramente insorga prima dei 40 anni, la probabilità di incorrere in tale problematica aumenta in maniera consistente dopo la quinta decade. Si stima infatti che circa due diagnosi su tre vengano effettuate sugli ultrasessantacinquenni. È stato visto, infine, con studi autoptici, che il 70% degli uomini sopra gli 80 anni presenta un tumore della prostata, anche nella maggior parte dei pazienti di quell’età questo tumore non dà manifestazioni di sé. Di conseguenza, salvo che non siano presenti sintomi ‘locali’ o a ‘distanza’, eseguire il PSA (Antigene Prostatico Specifico) e un’eventuale diagnosi di tumore di prostata in un ultraottantenne non è utile ma quasi controproduttivo, anche per l’aspetto psicologico del paziente stesso.
Espresso e chiarito questo concetto, la visita urologica (senza questo ormai famoso test del sangue) sopra gli 80 anni si può e si dovrebbe sempre fare in caso di infezioni ricorrenti urinarie o di difficoltà al flusso o di minzioni frequenti notturne.
Cosa è il PSA?
Ma cosa è il PSA? Il PSA è una proteina prodotta dalla prostata che viene dosata con un semplice esame di laboratorio non invasivo. Può essere aumentata in condizioni benigne come la più comune ipertrofia prostatica benigna (IPB), che ‘affligge’ in maniera quasi costante buona parte degli uomini adulti, ma nella quale al contempo un valore alterato si associa e può costituire l’unico allarme di un tumore alla prostata. Quest’ultimo, infatti, al contrario della IPB solitamente, non presenta sintomi urinari come riduzione del flusso urinario, sensazione di mancato svuotamento o nicturia: nella maggior parte dei casi non ha sintomatologia associata.
PSA e visita urologica
È utile eseguire l’esame del PSA per tutti gli uomini sopra i 50 anni di età al fine di diagnosticare un possibile tumore alla prostata in uno stato più precoce possibile; fondamentale è che comunque venga associato a una visita urologica comprensiva di anamnesi accurata ed esplorazione rettale attenta. Infatti, alcune varianti istologiche di questo cancro scarsamente differenziate e tendenzialmente più aggressive, anche se statisticamente più rare, non vanno a secernere il PSA stesso; solo una visita completa urologica, che valuta tutti gli aspetti, può andare a ‘sospettare’ tale quadro.
La risonanza magnetica
Spesso l’urologo, nel caso sospetti una neoplasia, si avvale poi della risonanza magnetica multiparametrica endocavitaria per andare a valutare in maniera più precisa cosa è realmente presente nella prostata. In caso di forte sospetto di neoplasia sarà poi necessario sottoporre il paziente a una biopsia prostatica che darà il responso definitivo con il relativo esame istologico.
È comunque bene precisare che Il PSA non è un test di screening per gli elevati costi su scala nazionale/internazionale di tali esami rispetto al costo complessivo delle cure per tale patologia.
Varie opzioni terapeutiche
Va inoltre precisato che non esiste, in valore assoluto, una scelta terapeutica superiore o migliore rispetto alle altre per il tumore alla prostata ove diagnostico. Le varie opzioni terapeutiche vanno adattate in base alle patologie di base del paziente, l’età e le sue aspettative, l’esame istologico bioptico e la stadiazione della malattia stessa. Va raggiunto, in definitiva, un ‘accordo terapeutico’ fra medico e paziente.
Solo a titolo di esplicativa, ma non esaustivo, alcune delle possibilità sono: sorveglianza attiva, radioterapia, terapia focale, ormonoterapia, chemioterapia, intervento chirurgico tradizionale o con tecnica mininvasiva robotica.