La ricerca  |  maggio 31, 2020

Gli anziani e i vecchi: una risorsa o un problema?

Grande era la considerazione nelle civiltà antiche. Le cose sono via via cambiate con il passare degli anni. Oggi è diminuita la considerazione e il rispetto verso di loro. Ma rappresentano una parte consistente della popolazione per numero e ruolo: sono sempre più importanti per garantire un futuro a figli e nipoti

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Se escludiamo le popolazioni nomadi primitive, per le quali i membri più attempati erano un peso, a causa delle difficoltà nelle frequenti migrazioni, la Storia dell’umanità ha dimostrato che le persone anziane sono state quasi sempre oggetto di grande considerazione e in molti periodi storici hanno rivestito cariche esclusivamente riservate alla loro età matura.
Di esempi se ne possono fare a iosa e relativi ad ogni latitudine.

La considerazione degli anziani nell’antichità

Nell’antico Egitto erano rispettatissime, nella Grecia omerica vigeva il Consiglio degli Anziani (Gerusìa) che deliberava insieme al re ed i consiglieri erano scelti tra chi aveva superato i 60 anni di età; il popolo ebraico fu guidato verso la terra promessa da un Mosè già molto anziano; presso i Romani il capo indiscusso era il paterfamilias, che aveva diritto di vita e di morte sugli altri membri; Cinesi, Indiani e la maggior parte dei popoli indigeni si facevano guidare dai saggi dei villaggi.

Il cambiamento nel tempo

Più ci avviciniamo ai nostri tempi, più le cose sono cambiate.
Fino all’età preindustriale la considerazione sociale degli anziani, come detentori di saperi antichi, è stata rilevante, ma si è andata via via svuotando di importanza con l’avvento dell’industria e col tramonto dell’agricoltura tradizionale e dell’artigianato di bottega.

Gli anziani oggi

Oggi è mutato anche il significato della parola “anziano”, e le migliorate condizioni generali di vita hanno spostato di gran lunga in avanti il traguardo della “quarta età”.
Indubbiamente i non più giovani attuali godono di diritti inalienabili che ieri non c’erano, quali una pensione, la salute fisica, l’assistenza, ma il loro prestigio sociale, la loro autorevolezza sono di molto calati, ed essi sono sempre più avvertiti come un peso piuttosto che come una risorsa.
Eppure questa categoria di persone, il cui numero va crescendo in modo esponenziale, rappresenta il termometro di una società, o meglio del suo livello di civiltà ed ha pienamente ragione chi sostiene che senza i vecchi non c’è futuro.
Questa affermazione sembra un ossimoro, una contraddizione in termini, ma è proprio così, perché non c’è albero che non tragga linfa vitale dalle proprie radici e poi per un motivo ancor più semplice, che una frase di Giovanni XXIII ha chiarito in modo inequivocabile .
Il Papa buono ha detto, rivolgendosi ad un gruppo di giovani: “Voi dite sui vecchi le stesse cose che dicevamo noi da ragazzi. E’ giusto. Ma un giorno altri ragazzi diranno lo stesso di voi”.

La situazione in Montagna

Le cose sono molto cambiate anche nella nostra enclave montanina.
E qui basta ricorrere ai ricordi personali.
Chi era giovane qualche decennio fa sa bene che allora barba e capelli bianchi erano visti come un segno distintivo di rispetto, di saggezza e di esperienza, quasi un oracolo da consultare.
Almeno così ci insegnavano le nostre mamme negli anni ’50 e ’60.
E poteva accadere che ragazzi un po’ discoli incappassero in qualche smataflone da parte di uno di quegli oracoli. Ma la sberla o il calcio in culo “an s’arportavane a ca’”, come si dice alla Sambuga, e si tenevano stretti e ben nascosti per evitare repliche assai più sferzanti da parte dei nostri genitori.
Oggi questo non accade, e forse è giusto così. Ma il rispetto deferente nei confronti dei meno giovani si è trasformato in un atteggiamento di pietosa sopportazione verso chi non sembra insegnare o poter dare niente e ormai è costretto a sopravvivere in qualche comodo dimenticatoio.

L’aiuto dei nonni per figli e nipoti

Le stringenti esigenze lavorative e il credo economico più venale su cui ci siamo formati, il tutto condito con una buona dose di egocentrismo, hanno indotto a pensarla così, ma abbiamo colpevolmente dimenticato che molti nonni sono, tra l’altro, un effettivo sostegno per figli e nipoti e che il livello di benessere che ci siamo ritrovati è frutto del lavoro, dei sacrifici e del valore etico attribuito al risparmio da parte di chi ci ha preceduto.
Solamente per questo meriterebbero più rispetto.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)