Qui da noi la seconda parte dell’inverno vede di solito il picco delle sindromi influenzali, ma quest’anno il tutto è aggravato dalla presenza del famigerato Corona-virus che allarma e paralizza molti aspetti della nostra quotidianità dromomaniaca, nel senso che tutti noi, per lavoro o per svago, ci stiamo condannando ad uno stress da movimento perenne, quasi maniacale.
L’origine di virus
La parola che oggi turba le nostre esistenze, cioè virus, ha in realtà un’origine ben più rassicurante.
Nella lingua dei nostri antenati latini il virus era in origine il “succo”, “l’umore” delle piante; solo in seguito ha indicato il “veleno” prodotto dagli animali e infine ogni tipo di cattivo odore, tanto che virulentia andava a significare “la puzza”, “il fetore”.
E’ soltanto nel corso del 1500 che questa parola è entrata nel vocabolario medico-scientifico, quando cioè un chirurgo francese denominò virus il pus corrosivo e maleodorante che emanava da certe piaghe infette.
Oggi il termine è ben radicato in ambito sanitario, anche se l’agente infettivo non emana cattivi odori ed è quasi invisibile, eppure nella sua microscopicità è stato in grado di paralizzare la civiltà della globalizzazione, dell’economia e della finanza, nonché dell’arroganza e dell’onnipotenza dell’apparato tecnologico-scientifico.
L’influenza
Anche la parola influenza ha avuto una storia altrettanto bizzarra.
Il verbo latino influere significava “scorrere dentro”, “gettarsi in” ed era per lo più legato all’acqua dei fiumi e dei torrenti ed in genere allo scorrere dei liquidi.
E’ stata l’astrologia medievale ad usare il termine “influenza” per significare l’azione degli astri che era ritenuta in grado di “scorrere dentro” le vicende umane e di determinarne le sorti e quando si è trattato di spiegare l’origine di epidemie e pestilenze la medicina medievale ha parlato di “influenze” che, scendendo dalla sfera astrale, infettavano l’aria di miasmi venefici e portatori di sciagure sulla comunità degli uomini.
Oggi l’epidemiologia ha in parte spiegato l’origine dei nostri malanni di stagione, ma la parola che continua ad identificarli è rimasta appesa “alle stelle”.