Ambiente, Economia  |  febbraio 18, 2020

Anche i numeri delle aziende confermano il declino della Montagna

Quasi tutti i dati di Unioncamere relativi ai comuni di Abetone Cutigliano, San Marcello Piteglio e Sambuca sono di segno negativo. Marliana fa segnare una ripresa ma solo nel 2019. Mancano i presupposti per investire. Si passa da un'emergenza ad un'altra. La viabilità è insufficiente, c'è grande carenza di servizi e infrastrutture, i vincoli burocratici penalizzano chi ha voglia di intraprendere. Come incoraggiare uno sviluppo possibile

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Il declino lento, ma inesorabile, della Montagna, in generale, e della nostra in particolare è ormai parte del sentire comune, almeno in coloro che ci vivono e in quelli più attenti e sensibili al problema del costante depauperamento delle terre alte.

Il calo demografico

Già dal punto di vista demografico i nostri paesi si stanno spopolando al ritmo dell’1-2% annuo, sia per il fatto che la popolazione è sempre più anziana, sia perché la natalità è pressoché nulla e i giovani si spostano verso la città alla ricerca di lavoro.

Coloro che ostinatamente continuano a viverci trovano mille difficoltà e ricevono scarsissimi incentivi dagli enti pubblici, i quali stentano a capire che, senza il presidio dei residenti, la Montagna costituirà sempre più un problema anche per le, attualmente distratte, metropoli.

Un’economia che langue

L’economia della nostra Montagna segue le sorti della demografia.

Aprire un’azienda quassù è un atto di coraggio per tutta una serie di disagi, come la concorrenza spietata delle zone più “competitive”, la carenza di servizi, la mancanza di rete internet in alcune vallate e non ultimo la viabilità, sempre più trascurata, eppure intasata da un traffico anche pesante che ne compromette la sostenibilità.

Viabilità insufficiente

Ne sono un esempio lampante la Statale n° 66, che da tempo immemorabile non riceve una manutenzione adeguata, anzi i pochi interventi eseguiti sono risultati insufficienti o completamente da rifare, come appare evidente dal tratto stradale immediatamente a monte del paese di Piazza; oppure l’interruzione prolungata, causa frana, della statale n° 64 all’altezza di Pavana che ha creato rilevanti danni economici alle aziende di quel territorio; per non parlare della viabilità minore costantemente minacciata da smottamenti, frane, caduta alberi e così via.

Emergenze che si susseguono

E non sembra che per il prossimo futuro possa essere superata la lunga fase delle emergenze, dovuta a decenni di incuria e a un grave processo di sbriciolamento delle istituzioni locali che ha condotto alla soppressione della Comunità montana ed al depauperamento dell’Amministrazione provinciale. Per di più la Regione si avverte distante e lo Stato non intende metter mano seriamente allo spopolamento delle aree periferiche. Fino a quando non si capirà che investire nella prevenzione significa spendere assai meno ed evitare che i problemi incancreniscano?

Vincoli burocratici: una corsa a ostacoli

Infine un grave fardello all’inventiva imprenditoriale in Montagna è costituito dal nuvolone di regolismi e di vincoli burocratici che si addensa sulle terre alte e che di fatto logora chi ha già intrapreso e scoraggia chi ha intenzione di farlo.

Sarebbe l’ora che si istituisse un nuovo patto tra Pubblico e Privato, sulla base del quale le Amministrazioni pubbliche dovrebbero avere il compito di supportare le lecite richieste degli aspiranti imprenditori, e degli imprenditori in genere, e non opporre loro divieti insulsi in nome di disposizioni vergate a tavolino in sedi estranee alla Montagna e da burocrati ignoranti (in senso etimologico) delle esigenze di chi in Montagna vuole stabilire la propria vita, anche lavorativa!

La situazione delle aziende in cifre

Il risultato di questa anemia economica nella nostra Montagna ce lo danno i numeri, che a volte sono più convincenti di cento discorsi.

I dati sono stati pubblicati da Unioncamere e abbiamo scelto quelli relativi alle annualità 2017-2018-2019 perché più recenti; il prospetto non comprende le imprese che operano all’interno dei confini territoriali del Comune di Pistoia, che sono inglobate nei dati urbani, come se Pistoia non avesse gran parte del proprio territorio situato in collina e in montagna! Ma questo è un altro discorso ed è frutto di un Mostro amministrativo che abbiamo ereditato dal passato e che in un modo o nell’altro dovrebbe essere sanato.

I numeri delle aziende montane

I prospetti, dunque, comprendono la movimentazione delle aziende iscritte alla Camera di Commercio di Pistoia e sono relativi ai Comuni di Abetone Cutigliano, Marliana, San Marcello Piteglio e Sambuca.

LA TABELLA

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(cliccare sul documento per ingrandirlo)

E’ facile osservare come prevalgano i segni negativi, eccetto un “piccolo balzo” relativo a Marliana, Comune che peraltro aveva da anni un saldo pregresso negativo; per il resto si va da una sostanziale stagnazione a qualche “crollo” da cui sarà difficile emergere.

Se poi si prendono in considerazione i dati disaggregati per Comune e tipologie di aziende, le sorprese non mancano.

I dati disgregati

Intanto nel 2019 in quasi tutti i territori comunali si è contratto del del 2-3% il numero di aziende dei settori Silvicoltura e Agricoltura, mentre solo nel Comune di Marliana questi stessi settori hanno registrato un incremento del 6%.

Per il resto un po’ ovunque sono diminuite le aziende dei settori Costruzioni edili, della Ristorazione, dell’Informatica, delle Attività manifatturiere, delle Attività finanziarie e assicurative e perfino l’Industria del legno ha subito una contrazione del 2% nel Comune di San Marcello Piteglio.

Dov’è lo sviluppo possibile

Non ci si può, dunque appigliare a qualche settore trainante, che attualmente faccia da apripista ad un’economia montana del futuro.

La speranza è che il turismo verde, una adeguata filiera del legno ed una valorizzazione complessiva della nostra bella Montagna possano essere dei volani di sviluppo e possano favorire la nascita di un’imprenditoria giovanile.

Ma per far questo ci vogliono alcune condizioni fondamentali: richiamare i giovani nelle terre alte, favorire le start up e frenare lo spopolamento con potenti defiscalizzazioni, ridurre al minimo i vincoli burocratici, avviare un processo di marketing territoriale che superi arcaiche divisioni campanilistiche. Ancora ripristinare la bellezza dei nostri boschi, che soggiacciono da un cinquantennio alle mazzate dell’incuria e, infine, interrompere la filiera dello scaricabarile delle responsabilità, secondo cui i Sindaci danno la colpa alle Province, le Province alle Regioni, le Regioni allo Stato e lo Stato all’Europa. Questo giochino si faceva quando eravamo bambini; ora non si può più scherzare, perché di mezzo c’è il destino della Montagna, di coloro che ci vivono e di chi la ama veramente.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)