L’era della comunicazione globale, di internet, dei social e della virtualità è ormai al suo apice. Come individui ci si affretta a comunicare tutto, quasi che non esista più una sfera personale, intima con cui confrontarci; allo stesso modo il mondo politico-amministrativo, così come ogni altro sistema socio-economico, vede nella comunicazione un elemento fondamentale e imprescindibile.
Il difetto di comunicazione
Quando le cose non vanno si adduce un’unica scusante: il difetto di comunicazione. Talvolta questo è vero, ma nella maggior parte dei casi è solo un paravento, una pietosa maschera alla ignoranza (in senso etimologico!) dei problemi ed alla incapacità di risolverli.
Ma la realtà è sempre un’altra cosa e le narrazioni, anche le più ingegnose, si infrangono contro di essa e alla lunga si sbriciolano, scavando un baratro tra chi le fa e chi le subisce.
Verum ipsum factum diceva il filosofo G.B. Vico (1668-1744), nel senso che “E’ vero solo ciò che è fatto” e per estensione “Dalla realtà non si scappa”.
Anche la Montagna vittima di questa logica
La nostra Montagna, e la Montagna in generale, non sfugge alla logica improvvida delle narrazioni.
Di fatto non esiste nei palazzi del potere e nemmeno nella coscienza metropolitana una percezione reale dei problemi della Montagna, che tuttavia o si impongono drammaticamente con eventi estremi che ne mettono in luce il dissesto idrogeologico e l’incuria del territorio o rimangono sottotraccia, più subdolamente, come lo spopolamento sempre più costante, l’emorragia dei servizi, una viabilità penosa, un cretinismo burocratico insopportabile.
Però “tutti i nodi vengono al pettine”, recita un adagio, ed anche l’homo metropolitanus dovrà prima o poi far i conti seriamente con la realtà, quella vera, anche perché “L’acqua non va in salita”, né materialmente, né metaforicamente.
Autostrada chiusa per urgenza ungulati
E’ di questi giorni una vicenda che conferma quanto detto poc’anzi. Di per sé non è gran cosa, ma evidenzia un problema di ben più ampia portata.
Domenica 10 novembre è stata disposta la chiusura temporanea del tratto pistoiese dell’autostrada A 11 Firenze Mare, fra Parto Ovest e Montecatini, per permettere la cattura di caprioli, cervi e cinghiali (e forse anche altro) che ormai da tempo stazionano nei pressi del Nuovo Ospedale San Jacopo e che sono visibili a qualsiasi ora del giorno.
Gli ungulati che scendono a valle
Questi animali hanno bisogno di radure verdi per alimentarsi e, non trovandone in collina e in montagna, causa l’abbandono e l’incuria, scendono a valle seguiti dai loro predatori.
Così le città subiscono l’invasione di cinghiali ed altri ungulati che cercano cibo in prossimità delle case.
Pistoia, poi, che ha una vocazione vivaistica, è più esposta a questa invasione silenziosa che sta creando danni enormi alle colture.
Problemi non più rinviabili
Allora non c’è scampo, bisogna al più presto risolvere i problemi a monte e metter mano all’emergenza-Montagna, altrimenti soluzioni tampone , come la chiusura temporanea di un’autostrada, saranno sempre più difficili da giustificare, anche da parte di una comunicazione professionale e aggiornatissima.
Quanto potrà durare una pietosa scusante come “ il difetto di comunicazione”?