Per dire “In grande abbondanza” o “In gran quantità” usiamo spesso due locuzioni avverbiali, cioè “a bizzeffe” oppure “a iosa”, probabilmente senza conoscere la loro origine assai curiosa. Ci sono varie versioni sul perché di queste due formulette; infatti alcuni studiosi le spiegano in un modo, mentre altri le interpretano diversamente.
A bizzeffe
A Bizzeffe. Secondo qualcuno l’espressione ci riporterebbe alla Roma del secolo XV, dove i più alti magistrati penali, per concedere la grazia ad un supplicante, pronunciavano la formula di assenso Fiat Fiat; quindi, per semplicità si diceva che il postulante aveva ricevuto bis effe , cioè “due volte effe”. Da qui sarebbe derivata la formula bizzeffe .
Secondo altri, invece, bisognerebbe risalire alla lingua araba, in cui bizzaf voleva dire “molto”, mentre c’è chi propende per un’origine pistoiese, secondo la quale bizzeffe o buzzeffe sarebbe legata alla radice buz- di “buzza” e di “buzzone”, nel senso di chi ha la “pancia piena”.
A iosa
A Iosa. Questa locuzione, dal significato analogo, sarebbe per alcuni una semplificazione dialettale pistoiese del modo di dire “(D) io sa (Quanto)!”, cioè “In abbondanza”; altri linguisti sono certi che derivi da chiosa, una parola che nel secolo XV aveva, tra l’altro, il significato di “piastrella di piombo” che i bambini usavano al posto delle monete vere.
Essendo di nessun valore i bambini potevano scambiarsi queste piastrelle e spenderle in gran quantità e a piene mani.