CIREGLIO (PISTOIA) – C’erano almeno un centinaio di persone sedute ad ascoltare e probabilmente altre trecento hanno fatto almeno un passaggio all’evento organizzato lo scorso 21 marzo, a Cireglio, da Daniela Gaggini nella sua serra, lungo la via del Castello. Un successo oltre ogni previsione per assistere a quella lezione sull'”arte dell’orto”, una “chiacchierata in libertà” con Marco Barberini, il “dottore dell’orto”. E Barberini, 70 anni, perito agrario, residente a Ponsacco ma originario di un paesino di montagna dell’Oltrepo’ Pavese, in provincia di Voghera, la sua lezione l’ha fatta eccome, ottenendo un grande riscontro di pubblico ma anche attenzione e partecipazione. Lo abbiamo intervistato su quell’evento e, più in generale, sull'”arte dell’orto”.
Daniele Gaggini e Marco Barberini
Erano tanti e molto interessati gli “studenti” che hanno assistito alla sua lezione nella serra della Floricoltura Daniela. Che impressione ha avuto?
“Sono rimasto piacevolmente sorpreso. Mi resta anche difficile dire da dove sia venuta tutta quella gente. Insomma mi ha stupito anche se, devo dire, non è la prima volta che, in montagna, mi capita di avere un bel pubblico”.
Oltre alla quantità di persone quello che ha stupito è stata l’attenzione e la partecipazione. Le domande non sono certo mancate.
“Davvero tante, soprattutto su come usare il letame, come difendere le piante da frutto. E poi ancora i prodotti biologici, la leticina di soia, l’artemise, le piante officinali. Un pubblico da 10+. Pensi che ad un certo punto Daniela ha invitato a fermarsi un po’ e fare merenda ma non si è alzato nessuno. Solo dopo è stato portato qualche panino nella serra”.
Le domande sono sempre uno stimolo.
“Senza domande forse non andrei alla ricerca di altre informazioni. Nonostante i miei 70 anni non ho perso la curiosità. Proprio di recente ho salvato un leccio di 180 anni vicino a Siena“.
Di cosa ha parlato in quell’incontro e più in generale di cosa parla nel corso di questi eventi?
“Mi piace raccontare quello che so e che conosco. Di quello che non so, non parlo. Nell’incontro di Cireglio ho raccontato l’esperienza nel mondo agricolo, in chiave hobbistica e familiare, ben sapendo che la passione e l’interesse a questa materia sta aumentando. Ho spiegato come curare una pianta, dopo aver spiegato dove vive e cosa fa, di quello che succede alle radici, di come vanno conservate. Un po’ tutto, insomma, visto che ho iniziato parlando di fotosintesi clorofilliana…”.
Insomma le regole base per coltivare al meglio l’orto di casa?
“Sì nel nostro piccolo ortono coltiviamo le piccole cose. Ma l’orto è un pot pourri costruito dall’uomo, quindi ha bisogno di particolari attenzioni. Un’azienda privata è meglio di un privato, che usa spesso troppi prodottti chimici, insetticidi ecc. Su questo c’è da lavorare: la sostanza organica, il letame, e il suo ruolo, il piccolo compost casalingo. Il terreno, ciò che sta sopra, e che è vita, è la fotocopia di ciò che sta sotto”.
In cosa consiste esattamente la sua attività professionale?
“Svolgo attività di consulenza in aziende agrarie in maniera continuativa poi, soprattutto in inverno, svolgo consulenze tecniche su fitosanitari, in base alle nuove disposizioni di legge, mi occupo di fitoiatria, di come guarire le piante con la nutrizione. E poi piccoli incontri dedicati all’hobby dell’orto per educare ad un utilizzo più cosciente per fare meglio quello che già si fa, e si fa bene”.
Lei, che peraltro proviene da un paesino di montagna, nota un’attenzione particolare a questa materia dai residenti nelle terre alte?
“La gente di montagna è attenta a non sbagliare”.
La fotogallery dell’evento alla Floricoltura Daniela