After all is basketball  |  marzo 6, 2019

Pistoia Basket, non è ancora finita

Dopo la sconfitta contro Trieste, preventivabile al di là delle speranze da tifoso, c'è da attendere l'integrazione dei tre nuovi innesti. Alcuni segnali positivi ci sono: Odum sembra un buon play, Crosariol deve essere più assistito, Mitchell può essere devastante. I due stranieri, però, sono fermi da un po' e serve tempo per trovare forma e intesa con i compagni. Ma il tempo non c'è. E questo è l'attuale grande limite. A coach Ramagli il compito di tirar fuori il coniglio dal cilindro

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PISTOIA – Come non detto. Che avevo scritto? Avremmo vinto o perso? Lasciamo perdere, me la caverò con una battuta: pubblico on line, la mia è semplicemente stata la più classica delle fake news! Vero o no? Oppure la burla più agghiacciante di questo carnevale, fate voi.

Missione rimandata

Dunque, missione né compiuta né fallita, solo rimandata. Scrivo così perché, ricordando le dichiarazione del coach, non voglio schierarmi tra gli hater, ma piuttosto spingere ad incrementare il numero dei follower dei nostri ragazzi. Non sto ironizzando, mi pare l’unica cosa razionale da fare se si vuol provare a mantenere la categoria.

Vediamo i progressi

Del resto, parole testuali, nemmeno il livornese si aspettava molto dalla sfida con Trieste, dunque affrontiamo la trasferta di Cremona fiduciosi di vedere progressi – salvo clamorosi regali, l’unico motivo di curiosità sarà vedere qualcosa di meglio dagli ultimi arrivati – ed aspettiamo Sassari per capire che sarà di noi. Poco da aggiungere, mi pare.

Battere Trieste non era banale

In verità, battere Trieste era impresa non banale per tantissimi motivi. Il più facile da capire, ovviamente, la composizione del roster dei nostri avversari, pieni di talento, esperienza, muscoli e punti nelle mani. Oltre a questo, era oggettivamente difficile – al di là dell’ottimismo senza logica del tifoso – sperare che due giocatori arrivati tre giorni prima della partita, con mesi di inattività alle spalle, potessero davvero essere un fattore per la vittoria.

Guardiamo il bicchiere mezzo pieno…

Dunque, non senza sforzo, dobbiamo provare comunque a vedere il bicchiere mezzo pieno. Odum, per quei dieci minuti scarsi in cui ha retto fisicamente, è sembrato un buon play, almeno un giocatore capace di far girare la palla in maniera interessante. Però anche qui bisogna capirsi, non è arrivato Steve Nash ma un buon giocatore che non gioca partite ufficiali da molto tempo. Qualcuno, in questo senso, suggerisce che – visto che siamo quasi in primavera – avremmo avuto bisogno di un giocatore più pronto all’uso. Il punto, però, è che l’ingaggio del giocatore è arrivato dopo almeno 3-4 “no, grazie” di altri papabili, pertanto sosteniamo il nostro Jack ed aspettiamoci qualcosa di meglio fin dalla prossima gara.

…Aspettando il vero Mitchell

Tony non ha sfigurato. Difende a modo suo, diciamo così, ma questo già sapevamo, aspettiamo con fiducia il momento in cui si infiammerà ed esalterà il PalaCarrara, magari già dalla partita contro Sassari. Il Crosa è sempre lui, si percepisce che può essere devastante se ben assistito. Anche qui, inevitabilmente si necessita di tempi tecnici per oliare i meccanismi.

Manca sempre il sussulto, la reazione

Il problema, perdonate la banalità, è che di tempo non ne abbiamo più. Il punto davvero critico, oltre a questo, è anche la brutta sensazione – che onestamente mi è parsa un filo conduttore durante tutta la stagione – per cui questi ragazzi siano incapaci di avere un sussulto di reazione, di orgoglio, di voglia di vincere. Ogni partita, alla prima difficoltà, è diventata un lento conto alla rovescia verso la sconfitta. Mai una reazione veemente, mai un antisportivo, mai una protesta da tecnico, niente di niente, un elettrocardiogramma piatto. Il punto, in sintesi, è che pare mancare quel tot in più che Pistoia ha sempre messo in campo per colmare i gap tecnici con gli avversari, almeno tra le mura amiche. Insomma, troppi sbadigli dalle tribune.

Al coach il compito (complicato) di trovare la soluzione

Ecco, dunque, che il livornese – che già non ha una missione semplice, ci deve salvare e, oggi come oggi, ha il materiale tecnico per riuscire a farlo – deve tirare fuori dal cilindro qualcosa di più e di meglio. Deve riaccendere la fiaccola, trovando il modo di mettere in campo cinque guerrieri, prima che cinque giocatori. L’esperienza non gli manca, questo qualcosa in più va trovato ed il compito è tutto suo. Forza e coraggio, ragazzi, non è ancora finita.


La Redazione

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