PISTOIA – Lo so, il bravo cronista deve sempre dispensare belle parole di fiducia, speranza e prospettiva. A settembre, a chiusura mercato, deve sottolineare la perfetta quadratura del cerchio – nei limiti di budget – nella composizione di un roster che, per buona parte, è composto di Usa che non ha mai visto giocare né sentito nominare. Dopo la prima giornata di campionato a Pesaro non può permettersi di sottolineare la gravità di una sconfitta pesantissima, del resto è certamente vero che siamo all’inizio e creare allarmismi è controproducente. Quando nelle prime giornate veniamo letteralmente presi a pallonate da chiunque, bisogna trovare il modo di intravedere i progressi di squadra, che comunque effettivamente ci sono.
Le eccezioni a Sassari e Reggio
Se a Sassari vinciamo con percentuali al tiro fuori da ogni logica e con Reggio abbiamo la fortuna di incrociare l’unica squadra che, almeno in quel momento, è messa peggio di noi, non va troppo sottolineato, del resto i 4 punti sono pesantissimi e quindi è logico aspettarsi dalle varie penne solo un grande travolgente entusiasmo.
Il “regalo” di Torino, la scoppola a Cantù
Se a Torino regaliamo la partita, si può sussurrare un leggero disappunto ma non si esageri, del resto è vero che nulla è perduto. Se ad Avellino buttiamo via un’occasione senza precedenti, sarà opportuno scrivere che comunque ce la siamo giocata. Se a Cantù veniamo sotterrati senza nemmeno un sussulto di vitalità, ci si convincerà che al ritorno vinceremo certamente in casa e poco importerà della differenza canestri, sul fatto che si possa ribaltare anche quella in effetti anche i più ottimisti nutriranno qualche dubbio.
La delusione Dominique Johnson
Se DJ rappresenta una delle delusioni più cocenti di questo campionato, sarà il caso di scrivere che in effetti, nella logica di squadra, svolge il compitino in fase di costruzione del gioco piuttosto che in quella realizzativa, ovvero tutto riesce a fare tranne quello per cui è stato il giocatore più pagato dell’anno. Un saluto al capitano meno apprezzato della storia biancorossa, già che ci siamo, con l’augurio sincero che trovi spesso Attilio Caja sulla propria strada.
La squadra gioca meglio con Della Rosa che con KJ
Se la squadra gioca meglio – e nemmeno poco – con Della in campo piuttosto che con KJ, si dirà che anche Pesaro non ha un vero classico playmaker, ma al massimo un paio di esterni che fanno canestro. Loro sì, in effetti lo fanno abbastanza benino. Anche Pesaro non ha una panchina molto lunga, me lo avevano detto in molti ed avevano ragione da vendere, si scriverà dunque che Pesaro ha raccattato la miseria di 4 punti dalle rotazioni, solo 4 sugli 81 totali.
Nessuno nutre il malumore
Un delirio, questo inizio di pezzo? Probabilmente sì, ma credetemi quando vi dico che – anche se ho il privilegio di scrivere a freddo dopo molte ore dalla sirena – a volte non è semplice. Non è facile perché la sensazione che tutto stia inesorabilmente scivolando di mano fa male, tanto male, soprattutto a quelli come me che ci sono già passati e sanno cosa dovranno aspettarsi, in assenza di un cambio di rotta. Non è semplice anche perché, in attesa di mettersi al lavoro su questo pezzo, capita di leggere cose incredibili nel commento agli articoli degli amici della sala stampa. Cito testualmente: “Se si sceglie la linea editoriale di nutrire il malumore della piazza, peraltro in buona parte basato su una pessima cultura sportiva, liberi di farlo. A me schifa ma liberi di farlo.”, questo il commento di un amico ad un pezzo di Pistoia Sport in cui si sottolineava il coraggio di cambiare di Pesaro, che ha portato ai marchigiani 4 punti in due partite.
Cosa scrivere allora?
Scrivetelo voi, allora, questo articolo. Gli spunti non mancano comunque, dico quelli utili per non nutrire il malumore, partendo dai 3 grigi e dai loro fischi oggettivamente irritanti. Un bel pezzo contro i poteri forti che ci stanno massacrando, senza alcun accenno alla vergogna dei 30 punti subiti nei primi dieci minuti – anzi, quello si può scrivere, tanto lo si spiega con il grande classico della tensione che si tagliava a fette – senza alcun accenno al mancato ingresso di Bolpin, che ha giocato contro chiunque, ma nelle rotazioni difensive contro Pesaro non era evidentemente all’altezza della situazione, senza alcun accenno al fatto che i peggiori in campo sono stati ancora una volta i due Johnson, ovvero gli unici due fortissimamente voluti – così ci dicono dalle stanze dei bottoni – dal coach.
E’ vero, restano 14 partite, però…
Del resto è vero, mancano 14 finali. Un po’ meno, via, perché contro Venezia, Milano e Brindisi, per portare a casa qualche punto, sarà necessario ci vengano regalati, ma comunque è vero che Cantù, Trieste e Torino dovranno passare dal PalaCarrara e sono partite che possono essere vinte. Non vi è alcun dubbio che due squadre sono ancora a contatto, che la quota salvezza si abbasserà e che la storia del campionato è ancora tutta da scrivere. Non è ironia, è vero, saremo ancora tutti al proprio posto perché lo zoccolo duro del PalaCarrara non è composto da tanti Schettino, ma da tifosi veri.
Comunicare meglio
Alla fine avete ragione voi, è tutta una questione di comunicazione. Prova ne è stata anche la gestione della sala stampa post partita. Mi voglio concentrare unicamente sulla parole del Presidente Capecchi.
Caro Massimo, al termine di una partita iniziata male e finita peggio, al termine di una sfida prima persa, poi recuperata, ad un certo punto quasi vinta e poi inesorabilmente sfuggita di mano, ci vieni a raccontare alcune verità, alcuni spunti di riflessione, che tutto riguardano tranne il campo e la partita.
Arbitraggio pessimo
Mi ripeto e lo penso davvero, sono verità. Anche io ho avuto la sensazione di un arbitraggio modesto, scriviamo non all’altezza dell’importanza della sfida, via, così si evitano guai. Sono inoltre noti i rapporti tra Pesaro e Milano, non è mai stato fatto mistero che Re Giorgio abbia pagato 2 Usa e la luxury tax ai marchigiani, rendendoli – di fatto – una succursale dove piazzare alcuni americani non ancora pronti per il Forum ma di sicuro talento.
Documenti falsati
Non è un mistero nemmeno a cosa si riferisca il Pres quando parla di documenti falsificati per fare colpi di mercato, di squadre con il mercato bloccato, di squadre con lodi esecutivi, di squadre che non pagano giocatori oppure che li pagano a settimane alterne, finendo di fatto per falsare il campionato.
La correttezza di Pistoia penalizzata
Ovviamente, io – come quasi tutti voi – non ho il modo di verificare direttamente com’è stato gestito il tesseramento di Norris Cole e tutto il resto di quanto denunciato dal Pres, quindi bisogna mi fidi. Ci credo, Massimo, del resto sono segreti di Pulcinella ed è effettivamente sgradevole la sensazione che si stia aspettando la fine del campionato facendo finta che nulla sia successo, per poi vedere di salvare la faccia a palla ferma. Di più, Massimo più che altro è sembrato voler mostrare il disappunto per un arbitraggio proprio contro noi, ovvero contro una realtà che, con tutti i limiti di questo mondo, non ha lodi esecutivi, non ha mercato bloccato, non ha mai forzato la mano per assicurarsi giocatori fuori portata.
Tutto vero ma a cosa serve dirlo così?
Il punto, Massimo, è il senso di questa comunicazione. Che forza vuoi che abbia averla fatta dopo aver perso contro Pesaro, piuttosto che non appena si è avuto la percezione di tutte queste storture? Perché vedi, farla al termine di una sfida del genere ha il sapore di arrampicata sugli specchi, purtroppo, pur nella correttezza di quanto denunciato.
I rapporti mancati in passato
Non vanno a genio i rapporti tra Pesaro e Milano? Si denuncino subito! Si reputa non ci sia niente da denunciare? Allora facciamolo anche noi. Qualcuno si è mai chiesto se il buon Walter De Raffaele non sarebbe più contento di piazzare un paio di prospetti a Pistoia per vedere come crescono, piuttosto che spedirli all’estero? Era troppo difficile provarci, Massimo? Vero, tradizionalmente non siamo stati mai prontissimi di riflessi sul punto. Ai tempi delle LegaDue, a 80 km di distanza c’era Siena, che all’epoca vinceva e stravinceva a tutti i livelli, eppure nessuno si è mai chiesto se non fosse il caso di farsi dare qualche buon talento italiano da far crescere in A2. La sensazione, perdonami Massimo, è quella che ci si stia incazzando con i dirigenti di Pesaro, che semplicemente sono stati più bravi e furbi di noi.
Altri più bravi di noi
Mi si dirà, Pesaro ha più peso politico di Pistoia, a tutti i livelli. Vero. Mi domando, però, cosa è stato fatto in sei anni di massima serie per contare qualcosa? Quali relazioni, quali tavoli sono stati aperti? Abbiamo avuto tempo a disposizione, fino allo scorso anno la sensazione che ci fosse almeno una società messa peggio di noi ci ha sempre tenuto in relativa tranquillità, perché non approfittarne per dare un senso alla presenza di Pistoia nella massima serie? Non sarà che, anche in questo, molto banalmente in tanti sono stati più bravi di noi?
Campionato falsato? Lo si denunci in Procura
Siamo tutti seriamente convinti che ci siano squadre che non pagano giocatori e che questo falsi il campionato. Ma se siamo seriamente convinti di questo, ovvero che gli organi federali non facciano niente perché non hanno interesse a scoperchiare questi vasi e conseguentemente, a penalizzare queste realtà, abbiamo due possibilità.
La prima è ingaggiare uno Usa top player, pagarlo giusto quel paio di mesi utili a prenderci i punti salvezza e poi fargli sapere che non vedrà più una lira. L’esperienza ci insegna che, almeno per i prossimi due anni, non avremo particolari problemi, quando arriverà il lodo si spera di aver trovato sufficienti sponsor. La seconda, meno pirotecnica e forse più logica, è quella dell’esposto in Procura. Siamo una società sportiva professionistica, c’è un giro di soldi non banale, ci sono tifosi che seguono la squadra ogni domenica, se è davvero così – ed io ti credo – perché non ci ribelliamo tutti con forza? Che senso ha dirlo in sala stampa, per poi prendersi il logico e conseguente deferimento? Credo che, con le dovute proporzioni, la Juventus abbia subito Calciopoli per fatti molto meno gravi di questi. O no? Se ribadiamo che, se proprio siamo destinati, vogliamo poter retrocedere sul campo, significa che stiamo dicendo che ci sono delle condizioni esterne che stanno condizionando il risultato. Denunciamo tutti sul serio, o no? Perché l’accusa è di una gravità davvero enorme.
Siamo la Cenerentola del campionato. Dobbiamo crescere
La verità, fuori da queste due provocazioni, è che siamo la Cenerentola del campionato. Ci stiamo provando, non molleremo un centimetro come da tradizione, ma la difficoltà nel preservare la categoria è oggettivamente enorme. La speranza è che, vada come vada questa stagione, si riesca una buona volta a crescere come struttura ed organigramma societario, i risultati sportivi non potranno che trarne beneficio.