PISTOIA – La tentazione forte sarebbe quella di fare ironia, scrivendo che, domenica mattina, ero al cinema a vedere una rivisitazione del Titanic. Una barca che affonda, quale immagine migliore per descrivere il momento? Resterebbe solo da capire a chi assegnare il posto dei 4 violinisti costretti a suonare nonostante la tragedia, anche se una mezza idea su almeno un paio di nomi non mi mancherebbe.
Sarebbe un pezzo fantastico – almeno dal mio punto di vista, si capisce – ma ve lo risparmio. Evito di scriverlo un po’ per non cedere troppo al sentimento del tifoso amareggiato, un po’ perché, in tutta onestà, non ha molto senso. Tutto, in questa stagione, sembra gradualmente perdere senso, vero o no?
Sempre saputo: stagione complicatissima
Liberi di non credermi, io non ce l’ho con Ramagli. Mi sono semplicemente imbufalito al termine di una conferenza stampa a mio avviso quasi surreale, ma per quello che mi riguarda la vicenda finisce lì. Al netto di qualche legittima perplessità sulla qualità del gioco, non ho mai negato la professionalità e l’abnegazione di alcuno – sfido a dimostrare il contrario – ma anzi ho sempre sottolineato la verità, ovvero che questa sarebbe stata, con alta probabilità, la stagione più complicata di sempre, vuoi per limiti di budget, vuoi per assenza di squadre materasso.
A Cantù superato il limite
Credo, tuttavia, ci sia un limite e credo che anche a Cantù sia stato abbondantemente superato. Mi schiero tra quelli, liberi di non credermi anche qui, che sono infastiditi anche dai continui paragoni con i predecessori del coach, un esercizio sterile che non serve a nulla. Tra l’altro, pare assurdo ma è così, gli allenatori del passato sono spesso sulla bocca di chi difende Ramagli, piuttosto che di chi lo attacca. Insomma, un qualcosa di quasi inspiegabile, ma che dimostra come le chiavi di lettura di quello che è successo e che succede al PalaCarrara possano essere sempre le più varie.
La difesa che non c’è
Personalmente penso alcune cose, che la trasferta di Cantù non ha fatto che confermare. Credo che il più grande demerito del nostro coach sia quello di non essere riuscito a dare un’anima difensiva al gruppo. Voglio dire, posso capire che ci siano enormi difficoltà a fare canestro, tollero meno di subire 100 punti anche a Cantù. Una vergogna, il centello a Cantù è una vergogna. Punto.
I due Johnson in panchina…
Un altro aspetto per me inaccettabile è vedere i due Johnson in panchina per tutto l’ultimo quarto. Insomma, c’è modo e modo di perdere ed una certa arrendevolezza fa male. Devo immaginare che sia un messaggio chiaro a qualcuno? La barca affonda ed i due condottieri scaldano la panca, perché? Perché non sbraitare e provare a limitare i danni? Possibile questo senso d’impotenza anche a Cantù? Possibile non ci si renda conto che uscire con il centello anche da quel campo è psicologicamente devastante e rende difficile anche solo immaginare di fare punti con chiunque?
E il messaggio della società?
Possibile che non si sia fatto di tutto per chiuderla in modo più decoroso? Possibile che non si sia almeno provato a dare una mezza possibilità di cercare il ribaltamento della differenza canestri al ritorno? Vero, io in panchina non c’ero, ma il body language di tutti mi è sembrato chiarissimo.
Del resto, lo ha scritto anche la società, simili esibizioni non saranno in futuro assolutamente tollerate, parole testuali. In un contesto normale, sembrerebbe un ultimatum, da noi – per i noti problemi di budget – non è mai chiaro. Anche perché, passatemi la battuta, considerato che ne abbiamo presi cento a Cantù, contro la seconda in classifica quale parziale possiamo considerare tollerabile? Perdere solo di venti, magari?
Giusto che Ramagli non si sia dimesso
Ripeto, ci sono difficoltà enormi e sarebbe ingiusto negarle. Però ci sono alcuni dati che oggettivamente fanno accapponare la pelle. Se è vero che DJ è sempre stato questo, davvero a quelle cifre non c’era di meglio a giro? Davvero non era lecito attendersi qualcosa in più da questo giocatore?
Qualcuno, io certamente tra questi, ha pensato che sarebbe stato lecito attendersi le dimissioni del coach a fine scorsa partita, perché a Cantù siamo andati oltre la soglia del tollerabile. In verità, ragionandoci a freddo, è più che legittimo che Ramagli non le abbia date. Se uno lavora, è convinto del suo lavoro e reputa che meglio di così non sia possibile fare, è giusto che non dia le dimissioni, lo scrivo seriamente.
Solo un kamikaze vorrebbe sedere su quella panchina
Piuttosto, mi torna alla mente Oscar Tabarez, che formalizzò le proprie dimissioni dal Milan non appena Berlusconi decise di avvicendarlo, per non approfittare della bocciatura del proprio lavoro. Un gesto da vero signore, più unico che raro.
Personalmente, credo che Ramagli non sia sceso dai monti con la piena. Credo anche che non vi siano a giro Kamikaze disposti a sedersi su una panchina disastrata come la nostra e che chiederlo a Bongi oggi sarebbe terribilmente ingiusto.
I conti si fanno alla fine
Vediamo, via, questo 2019 rischia di essere un anno terribile ma i conti si faranno a maggio. Oggi c’è da sperare che Pesaro resti a contatto e che poi si vinca lo scontro diretto, per giocarsi la salvezza più avanti.
Intanto arriva Varese, che rappresenta tutto quello che vorrei essere, al di là del secondo posto in classifica. Una squadra ben allenata, con un play in campo, con giocatori che fanno canestro. Una società con programmazione, oltre che con diversi soldini in più di noi.
Ragazzi, noi saremo comunque sugli spalti. Tocca a voi, vediamo quanti uomini e quanti giocatori indossano il nostro amato biancorosso.