Lo Stato attuale dei castagneti sulla Montagna Pistoiese
La Montagna Pistoiese, considerata nei vari secoli una terra molto vocata alla coltivazione del castagno europeo, ad oggi si trova in uno stato di quasi abbandono con piante lasciate a se stesse, non potate, inselvatichite e attaccate da vari parassiti (Mal dell’Inchiostro, Cancro della Corteccia e recentemente anche dal Cinipide del castagno ecc). Non esistono o sono rimasti pochi i metati attivi, cioè i luoghi di essiccazioni delle castagne destinate alla produzione della farina.
Infine, anche il numero dei mulini è ridotto, mentre i più sono in uno stato di abbandono.
Per fortuna da alcuni anni a questa parte, con il ritorno in montagna di qualche giovane, si è assistito ad un certo miglioramento dello stato agronomico e fisiologico dei castagneti, attraverso la ricostituzione di molte piante ormai vecchie e alla creazione dei nuovi impianti.
Le esigenze di potatura
La potatura del castagno, è considerata una delle operazioni agronomiche più importanti per la produzione delle castagne, non solo per quanto riguarda la produttività ma anche per la qualità dei frutti. Dal punto di vista agronomico e produttivo mediamente le potature (variabili in base alla varietà coltivate), dovrebbe essere effettuate almeno ogni 4/5 anni per poter avere una produzione regolare e costante negli anni. Anche questa pratica (che può essere effettuata con la tecnica del tree climbing, cioè la potatura acrobatica), non viene più effettuata secondo i tempi previsti.
L’abbandono delle potature, porta a far si che le piante crescano in maniera disordinata, con rami affastellati e poco produttivi. Sarebbe in questo caso necessario andare ad intervistare soprattutto le persone anziane, che ancora hanno nella loro memoria le modalità di esecuzione della potatura sul castagno.
Reinnesto del castagno
E’ una della pratiche che in questi ultimi anni si è diffusa maggiormente, soprattutto nella specie di castagno europeo, per incrementare la produzione e la grandezza delle castagne e garantire alle piante una certa regolarità produttiva nel tempo. Di solito negli esemplari più vecchi vengono eseguite pratiche di reinnesto, sostituendo il castagno europeo con quello cinese e/o giapponese. Anche i nuovi castagneti ad oggi vengono ottenuti ricorrendo alla pratica del reinnesto con le specie citate sopra, oppure con specie ibride di castagno cino-giapponese.
La pratica che ha il vantaggio di incrementare la produzione di castagne in pochi anni, aumentando anche la grandezza del frutto, ha favorito però con il tempo lo sviluppo di parassiti alieni provenienti dal Sud est Asiatico tra cui il temuto Cinipide del Castagno.
Il sottobosco del castagno un nutrimento per le piante
Il sottobosco del castagno ha rappresentato e rappresenta tuttora una fonte di nutrimento per le piante.
Nel sottobosco, oltre a piante che vi crescono spontaneamente, ritroviamo un terreno molto ricco di humus che ha subito il processo di degradazione del fogliame del castagno, dei ricci ecc.
Il terriccio, o humus di castagno, molto ricco di elementi nutritivi, è essenziale per il nutrimento dei castagneti, ma anche di tutte quelle piante definite acidofile, e per di più migliora lo stato fisico dei terreni argillosi che spesso fanno fatica a trattenere l’acqua in estate o ad allontanarla in inverno.
Cosa fare per migliorare la produzione dei castagni
Il castagno per molti secoli ha rappresentato la fonte di sostentamento delle popolazioni di montagna (non a caso è sempre stato considerato “L’albero del pane”), ma nel tempo ha subito una notevole variabilità produttiva.
Fino agli anni 50 la sua produttività era notevole. Ma con la diffusione di due pericolose malattie quali il Mal dell’Inchiostro, prima, e il Cancro della Corteccia, dopo, la sua produzione è andata calando drasticamente, anche in concomitanza con lo spopolamento delle campagne.
A partire dalla fine degli anni 90 ed inizio del 2000, la sua produzione è andata con il tempo a migliorare notevolmente, grazie al recupero dei vecchi castagneti o all’impianto di nuovi , soprattutto laddove è stata creata una filiera produttiva efficace (es. Garfagnana e Mugello).
Come migliorare lo stato dei castagneti
Per poter migliorare lo stato fisiologico e agronomico dei castagneti, è necessario:
A – Cercare di recuperare i vecchi castagneti, attraverso potature mirate o il reinnesto di altre varietà.
B – Puntare l’attenzione sulle varietà più produttive (esempio Carrarese, le varietà di Marroni).
C. Riattivare tutte quelle strutture (esempio metati e mulini), che un tempo rappresentavano il fulcro per la produzione di castagne destinate alla farina.
D – Agire sulla sensibilità delle persone cercando di insegnare loro le caratteristiche botaniche del castagno e soprattutto della filiera produttiva.
E – Migliorare infine l’aspetto estetico delle piante che da sempre ha contraddistinto le nostre montagne, come fonte di svago e rilassamento.
Fabio di Gioia
Agronomo