La televisione ci ha fatto tanti “regali”, almeno fino a quando è rimasta nel solco della promozione socio-culturale. I meno giovani ricorderanno, senz’altro, il programma Non è mai troppo tardi , curato dal maestro Alberto Manzi, che insegnava a leggere e a scrivere per eliminare la piaga dell’analfabetismo.
Un altro “regalo” è stato la diffusione capillare dell’ italiano laddove si parlava esclusivamente il dialetto; in questo caso la TV ha contribuito a diffondere l’uso di una lingua nazionale, dopo i grandi tentativi letterari dei secoli precedenti (Dante e Manzoni in testa, tanto per fare due clamorosi esempi).
Mamma RAI, che in origine aveva un’unica sede a Roma, ha diffuso anche modelli di parlate regionali attraverso grandi figure dello spettacolo: molti comici usavano abbondantemente il romanesco o il ciociaro e gli esempi sono facili da enumerare. Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Paolo Panelli, Nino Manfredi e, più recentemente, Gigi Proietti e Carlo Verdone e, fra i cantanti, Renato Zero e Antonello Venditti hanno farcito i loro spettacoli di regionalismi capitolini.
La popolarità di tali personaggi si è diffusa ovunque ed ha raggiunto anche la nostra montagna, tanto che si può ben dire che parliamo un po’ romanesco anche noi. Per fare qualche esempio ricordiamo parole come fregnaccia, mignotta,battona, magnaccio,per cominciare dalle più “impegnative”, e poi, abbacchio, abbiocco, pennichella, caciara, pomiciare, coatto, baiocco, quattrini , schiappa, sganassone, moccolo, macello (nel senso di “confusione”) chiappa, capoccia, becero, taroccare o, in chiave gastronomica, fettuccine, stracciatella, saltimbocca ecc.
Diffusissime sono anche le espressioni a’ coso, embè, mortacci tua, liscio e busso, zitto e mosca.
Di uso quotidiano anche da noi sono parole del gergo giovanile, come fico ( bello) e il suo contrario scorfano , oppure sfiga, nel senso di “iella”.
Infine paraculo, nel significato di “colui che è abile nel fare il proprio interesse”; è una parola “colorita”, ma che interpreta bene l’andazzo non solo tipico dei palazzi romani, ma anche della nostra bell’Italia .