Una Montagna di Parole, La ricerca  |  settembre 25, 2018

E’ davvero tutto un casino

Venivano chiamati casini gli svaghi rustici dei nobili, in genere di pesca o di caccia. Poi il termine identificò luoghi per attività ricreative aristocratiche con balli, canti, rinfreschi e giochi. Infine divenne sinonimo di “bordello” e “casa di tolleranza”. In genere oggi si usa in riferimento alla confusione, al disordine. Anche con le sue derivazioni verbali

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Un antico bordello

Uno dei modi di dire in voga oggi è il seguente: “L’Italia è tutto un casino”. Si può essere d’accordo o meno con questa osservazione, anche se personalmente credo che si avvicini molto alla realtà. Comunque lasciamo il beneficio del dubbio.

Casini di pesca o di caccia

Sulla parola casino e sulla sua storia, invece, ci sono molte più certezze. Intanto casino deriva da casa, anche se il diminutivo potrebbe trarre in inganno. Nelle ampie proprietà di campagna dei principi rinascimentali c’erano edifici, anche di pregio architettonico, riservati agli svaghi rustici, che venivano chiamati casini ; quasi ogni principe aveva il proprio casino di pesca o di caccia dove invitava i suoi pari ad esercitare quelle nobili arti. Ad esempio, la grande Villa di Poggio a Caiano in origine era proprio un casino di caccia dei Medici. Ma anche in città le aristocrazie si riservavano circoli o luoghi di riunione, di lettura e di divertimenti.

I casini dei Nobili

A Firenze c’era il Casino dei Nobili (tra Lungarno Corsini e Via Tornabuoni), appartenente alla potente famiglia dei Gianfigliazzi e destinato fino al 1770 alla pubblica conversazione tra benestanti; Pisa aveva il proprio Casino dei Nobili, istituito per le attività ricreative degli aristocratici della città, in cui si intrattenevano ospiti con balli, canti, rinfreschi e giochi di altro genere. Questo edificio esiste ancora in Via Notari, anche se è adibito ad altro. Ed un Casin dei Nobili fu eretto a Siena nel XVIII secolo e vi erano ammessi tutti i nobili maggiori di 18 anni, ad esclusione dei religiosi, dei bestemmiatori e dei giocatori particolarmente rissosi.

Dal divertimento “elevato” al bordello

Quindi il casino , in origine, era un luogo di divertimento “elevato”, dove si rideva, si scherzava, si ballava, si mangiava , si conversava piacevolmente e si giocava d’azzardo (da qui la parola casinó). Poi, si sa, l’uomo è maestro di trasgressione e a quei circoli se ne affiancarono altri, di ben altro tipo e di tradizione millenaria, e la parola casino divenne sinonimo di “lupanare”, “bordello”, “casa di tolleranza”. Ma il significato che diamo oggi a questo termine usatissimo, cioè di confusione, chiasso, disordine è legato più al clima festaiolo di quei circoli nobili, piuttosto che al degrado dei postriboli.

I modi di dire derivati

Da casino sono derivati sostantivi, come casinista,verbi, come incasinare, o modi di dire, come piantare un casino, far casino ecc. Ancor più recentemente è nato un altro significato, che ha valore di locuzione avverbiale: un casino , in certe espressioni, equivale a “tanto”, “molto” ; ad esempio, in frasi tipo “quello spettacolo mi è piaciuto un casino”. Quindi, per una volta, siamo meno maligni; il “nostro” casino c’entra poco o nulla con le case di tolleranza!


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)