Sante Ballerini, originario di Sambuca e da tempo residente altrove, è persona rimasta molto legata ai suoi luoghi d’origine e all’intera montagna. Nostro affezionato lettore, più volte ha inviato proposte e riflessioni che hanno sempre destato interesse e curiosità. Questa sua ultima iniziativa è una lettera inviata ai sindaci di 11 comuni montani o parzialmente montani, sia del versante toscano (pistoiese) sia emiliano (bolognese). Ecco, di seguito, il contenuto della sua missiva.
I destinatari della lettera
La lettera è stata inviata ai Sindaci: Fabio Micheletti (Sambuca Pistoiese), Luca Marmo (San Marcello Piteglio), Diego Petrucci (Abetone Cutigliano), Marco Traversari (Marliana), Alessandro Tomasi (Pistoia), Giuseppe Nanni (Alto Reno Terme), Alfredo Del Moro (Camugnano), Salvatore Argentieri (Castel d’Aiano), Mauro Brunetti (Castel di Casio), Maria Elisabetta Tanari (Gaggio Montano), Elena Torri (Lizzano in Belvedere)
La premessa
Come originario del Comune di Sambuca Pistoiese ho potuto sperimentare infinite volte la difficoltà di far capire rapidamente da dove provengo. Una carenza ritrovata nei contesti più vari e lamentata da moltissimi operatori, dal momento che non esiste un topònimo diretto che vada al di là della generica denominazione di “quel tratto dell’Appennino tosco-emiliano compreso tra le statali 64 e 66”, aggiungendo talvolta “attraversato dalla storica Ferrovia Porrettana“.
Un denominatore comune
Emerge quindi l’esigenza di dare un’identità specifica al territorio di montagna costituito dall’insieme dei Comuni in indirizzo. Un territorio di confine per secoli appartenuto a Stati diversi e amministrato fino ai giorni nostri separato come prima. Eppure anche il più distratto dei visitatori si accorge subito che esiste un comune denominatore che intercorre tra la gente e i luoghi, al di là di ogni giustificata rivendicazione di questo o quel campanile.
Serve un’azione congiunta
Esiste una cultura autoctona che si è formata nel tempo ed è rimasta unitaria tra questi monti a dispetto di qualsivoglia divisione imposta dall’alto; da qui la necessità di un’azione congiunta che – al di sopra di ogni linea confine – sappia armonizzare le risorse naturali con le attività compatibili e promuovere un turismo di mobilità lenta teso a valorizzare ambiente, cultura e cucina della montagna. Ma tutto questo deve accadere in fretta, prima che lo spopolamento ed il conseguente degrado del territorio finiscano per cancellare ogni traccia di vita su questi monti, sapientemente antropizzati da più di mille anni.
Un nome per un territorio
Propongo di dare un nome unitario a questo territorio. Sono andato anche indietro nel tempo, sperando di trovare una denominazione usata nei tempi che furono e poi decaduta nell’uso comune. Con nessun risultato. A questo punto il nome va inventato, tenendo conto che tutta la difficoltà risiede nel trovare una sintesi concettuale usando il minimo delle parole.
Il verde come momento unificante
La soluzione che ora vado a proporvi è tutta incentrata sull’aggettivo “verde”: che mette in risalto la caratteristica saliente e da tutti riconosciuta dei monti di questa parte di Appennino “tra Bologna e Pistoia”, come andrà esplicitato per esteso in un logotipo che possa identificare il territorio stesso e nel contempo fungere da marchio d’origine protetta (DOP): “I monti verdi fra Bologna e Pistoia”
Mi auguro che questa mia proposta possa essere accolta, o dia luogo a proposte alternative tese a dare una risposta tempestiva ad un problema molto sentito.
P.S.
È naturale che io, proprio per la professione che esercito da una vita, abbia già una soluzione grafica pronta nel cassetto. Ritengo comunque che la procedura più appropriata sarebbe l’emanazione di un Bando aperto alla partecipazione di tutti. Sempreché questo non richieda tempi biblici.
(Comunicazione inviata via @pec il 15 febbraio 2018)
Sante Ballerini