Oggi è tutto un parlare di “economia”: la vita degli individui, delle nazioni, dei popoli è impostata su questo parametro. Così si considerano riferimenti indiscutibili il PIL, lo SPREAD e altri indicatori di tal genere, come se il benessere delle persone dipendesse solo dalle leggi del “mercato”e tutti noi ci riconoscessimo unicamente nella categoria dei “consumatori”. Ma , per inciso, perché il PIL non contempla fattori come l’armonia sociale, la vivibilità, la salubrità e l’ecosostenibilità in una nazione?
L’origine di economia
Quanto sia forzata una logica così fatta lo dimostra anche l’evoluzione delle stesse parole “economia”,”mercato” e “consumatore” che originariamente avevano significati ben più umani. Intanto “economia” è una parola greca, da ôikos, “casa”, e nomìa,” regolamentazione” e all’inizio indicava prevalentemente l’amministrazione dei beni familiari, come testimonia un’opera di Senofonte, scrittore greco del V-IV secolo a.C., intitolata “Economico”.
Qui si parla dell’amministrazione della casa, della buona gestione del patrimonio, del rapporto tra i vari membri della famiglia e dei valori su cui essa doveva basarsi, tra i quali dominavano la virtù e la moderazione, ma vi si contrapponeva anche “il vero utile” al “vantaggio apparente”. Insomma, una gestione virtuosa della ricchezza, volta al benessere materiale ma soprattutto morale della famiglia.
Solo a partire dal XVIII secolo si è sviluppata la scienza dell’economia politica e da lì questo termine ha acquisito più decisamente il significato tecnico di “insieme di attività relative alla produzione di ricchezza e alla distribuzione dei redditi in una società”.
Il mercato
Qualcosa di analogo è accaduto nella storia della parola “mercato” (dal latino mercatus) che all’inizio significava il “luogo fisico in cui i venditori si riunivano per esporre la propria merce” e nell’era moderna ha assunto il valore più virtuale di “processo e meccanismo sociale in cui venditori e compratori di beni interagiscono”.
L’esercito dei consumatori
Di questa spietata logica economica oggi siamo tutti vittime predestinate e abbiamo trovato un termine che più orribile non si poteva inventare per definirci: siamo diventati tutti “consumatori”, cioè gente che è condannata a divorare e ingoiare beni di ogni genere, tanto che il detto cartesiano “penso, dunque sono “oggi potrebbe trasformarsi in “consumo, dunque esisto”.
Ma non sarebbe stato meglio autodefinirci “clienti” o “fruitori” ? Anche per un sussulto di dignità? Non siamo mica polli allevati in batteria!