Una Montagna di Parole  |  dicembre 11, 2017

Media, computer, audio, video, monitor. Ma il latino non era una lingua morta?

Tutti i principali termini usati per le nuove tecnologie derivano proprio da lì. Il “medium”, nella trasformazione divenuto mass media, era il mezzo, lo strumento. Il tardomedievale “computare” è all'origine del computer. I verbi “videre” e “audire” sono diventati sostantivi, video e audio. Infine il “monere”, ovvero ammonire, si è trasformato in uno schermo, un monitor appunto

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Mi perdoneranno i lettori di questa rubrichetta se ogni tanto mi dimentico delle parole di montagna e ne descrivo altre, che apparentemente con la montagna hanno poco a che fare, ma i cui effetti la percorrono in lungo e in largo. E’ indubbio che anche noi montanini siamo prigionieri della rete, della banda larga, delle diavolerie telematiche, dei media che ci tengono in pugno ogni giorno e ci estraniano dalla magia dei territori in cui viviamo.

La derivazione latina

Risulta molto più facile vedere gente per strada che, camminando, spippola sul cellulare o sapere di persone che stanno inchiodate per ore davanti ad una tastiera (e non per lavoro!) piuttosto che sorprendere qualcuno a guardare il cielo o a godersi in silenzio la pace di un bosco. Non che il progresso sia di per sé un male, ma lo diventa quando mortifica il nostro essere e ci deruba del senso di appartenenza ai luoghi in cui siamo nati; quando, in una parola sola, ci snatura. E non è di conforto il fatto che molte parole fondamentali dell’apparato telematico possono ascriversi ad una tradizione millenaria che è tutta nostra e deriva dalla lingua latina; a cominciare da “media”.

Mass media e computer

L’espressione “mass media”, ossia “mezzi di informazione di massa”, è un anglicismo apparso intorno agli anni ’20 del secolo scorso, ma riprende direttamente la forma latina medium, che significava “mezzo, strumento” ; lo stesso vale per il termine “computer” che ha alla base il verbo latino tardomedievale computare , nel senso di “contare”, verbo che è passato prima al francese “computér”, con il medesimo significato, poi all’inglese “to compute” e infine è ritornato a noi italiani sotto forma di “computer”, “calcolatore elettronico”.

Video, audio e monitor

E che dire , poi, di “video” e “audio”, diventati sostantivi, ma in origine solo prime persone singolari del presente indicativo dei verbi latini vidēre, “vedere”, e audire,”ascoltare”?

Concludiamo con “monitor”; dal verbo latino monēre ,”avvisare, ammonire”, è derivato il sostantivo monitor , che nella lingua dei Romani significava “guida, consigliere”. Questa parola latina è passata alla forma inglese “monitor screen”, “schermo avvisatore” e ancor oggi è da noi usata per indicare lo schermo di un apparecchio.

Allora l’equazione è semplice: noi, eredi dei latini, abbiamo esportato la cultura in tutto il mondo e adesso dobbiamo consolarci solo delle parole, le nostre parole che ci ritornano con piccoli travestimenti. Però, è una magra consolazione.

 


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)