I consigli del medico  |  novembre 8, 2017

Il tatuaggio, origini ed evoluzioni. Anche in campo medico

Un'usanza molto antica praticata nell'antica Roma, in Asia e in Egitto. In Italia la diffusione risale alla metà del secolo scorso. Oggi il fenomeno interessa circa 7 milioni di persone solo nel nostro Paese. Le varie tecniche. La possibilità di una (parziale) rimozione. I recenti utilizzi in chiave terapeutica

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Probabilmente la parola tatuaggio deriva dal polinesiano “tatau”, espressione riferita al picchiettio sulla pelle esercitato da un martelletto in legno per far penetrare il colorante; di lì l’inglese”tatoo”,il francese ”tatouage” e l’italiano “tatuaggio”.

Le origini del tatuaggio

Si tratta di una tecnica di decorazione della pelle, parziale o totale, temporanea o permanente finalizzata a caratterizzare e contraddistinguere la persona che vi si sottopone. L’usanza è molto antica: il tatuaggio era praticato in Asia, Egitto, Roma ove, frequentemente, gli schiavi venivano marchiati con le iniziali del nome del loro padrone; era diffuso tra i soldati romani influenzati da modelli osservati in guerrieri del nord-Europa e Gran Bretagna; ugualmente, era consuetudine anche tra i cristiani fino all’avvento dell’imperatore Costantino ( IV secolo d.C.), il quale la proibì in quanto, a suo dire, deturpava la figura umana creata ad immagine di Dio. Ciononostante nel Medioevo il tatuaggio ha continuato ad essere praticato sia pur clandestinamente, soprattutto in occasione di pellegrinaggi in determinati santuari, in primis quello di Loreto nel quale operavano frati tatuatori, esperti in questa tecnica. Nel diciottesimo secolo, in virtù delle usanze osservate nei paesi colonizzati dalle potenze europee, si è avuto in Europa una sensibile ripresa della pratica del tatuaggio.

La sua evoluzione in Italia

In Italia il fenomeno è stato molto più contenuto: da un lato per la posizione delle gerarchie cattoliche in linea con quella costantiniana, dall’altro per l’influenza delle teorie di Cesare Lombroso – medico, antropologo e soprattutto criminologo – secondo cui il ricorso al tatuaggio era espressione di degenerazione morale. Comunque, a partire dalla seconda metà del novecento la pratica del tatuaggio si è progressivamente diffusa anche in Italia ed è oggi largamente praticata specie da giovani e da adulti.

Tecniche e tipologie

Per quanto concerne la tipologia, il tatuaggio sia temporaneo che permanente, è in genere circoscritto ad alcune sedi preferenziali della superficie corporea. Per la forma temporanea viene applicata sulla zona cutanea interessata un colorante che interessa soltanto lo strato superficiale della pelle(epidermide)e che successivamente può essere rimosso senza lasciare traccia di sé. Per il tatuaggio permanente, invece, il colorante viene introdotto nello strato profondo della pelle (derma) tramite iniezioni multiple praticate con un dispositivo elettrico su cui sono fissati gli aghi che iniettano il colore. Vengono impiegati inchiostri costituiti da una base (alcol, acqua, metanolo, glicerina) e da una componente colorata contenente cobalto (per il blu), cromo (per il verde), nichel (per il rosso), oltre a ferro, cadmio, mercurio, zinco. Le cellule del derma impregnate dal colorante lo trattengono in via permanente, tranne che vengano adottate tecniche di rimozione quali il trattamento laser: quest’ultimo determina la vaporizzazione del colorante con conseguente riduzione della sua visibilità, ma senza pieno ripristino dell’aspetto preesistente.

In Italia circa 7 milioni di tatuati

Si calcola che in Italia circa 7 milioni di persone siano tatuate; il 92%degli interessati si dichiara soddisfatto del proprio tatuaggio, il 17% preferirebbe rimuoverlo. Le sedi preferite dal sesso maschile sono braccia, spalle, gambe; le preferenze per il sesso femminile sono piedi, caviglie, schiena. Qualora il tatuaggio venga effettuato senza rispettare le dovute norme igieniche, esiste il rischio di contrarre infezioni quali epatite B e C, AIDS, tetano.

Il tatuaggio terapeutico

Il tatuaggio, oltre che motivazioni di carattere identitario, etnico, religioso ha un’importante finalità terapeutica quale mezzo di ripristino dell’aspetto normale della cute in caso di patologie dermatologiche o quale complemento per particolari interventi chirurgici. Le applicazioni più frequenti sono: – ricostruzione dell’areola mammaria e del capezzolo dopo mastectomia;ricostruzione di ciglia e sopracciglia principalmente in conseguenza di ustioni, radio e chemioterapia; tatuaggio della cornea; tatuaggio delle zone interessate dalla vitiligine, soprattutto le mani.

 

Professor Marco Ricca, direttore sanitario del centro Koinos

Presso gli studi medici Koinos è presente un ambulatorio per l’attività di tatuaggio terapeutico, specie per la ricostruzione di areola mammaria e capezzolo post-mastectomia. La specialista di riferimento è Maria Monica Cardillo, esperta di micropigmentazione ricostruttiva e correttiva.

 


Marco Ricca

Laureato in Medicina e Chirurgia, è stato assistente ordinario in Patologia e in clinica medica all’Università di Firenze, successivamente Primario medico negli Ospedali di Cortona, Fiesole, Camerata e infine nell’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze. Libero docente in Semeiotica medica, è specialista in cardiologia, gerontologia e geriatria e pneumologia. E’ stato consulente cardiologo alla Fondazione Turati di Gavinana ed attualmente è Direttore sanitario del Centro Sanitario Pistoiese Koinos della stessa Fondazione, a Pistoia.