Sanità e sociale  |  ottobre 4, 2017

La Turati in Marocco per una possibile collaborazione in campo socio-sanitario

Il presidente Nicola Cariglia e il direttore generale Maurizio De Scalzi in missione in Africa su invito del sindaco di Firenze, Dario Nardella. In discussione un possibile impegno della Fondazione in quel Paese. Nell'occasione è stata illustrata la cinquantennale esperienza nel settore e offerta la disponibilità alla formazione di giovani operatori marocchini

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Da sinistra il sindaco di Firenze, Dario Nardella, il consigliere del re del Marocco, Omar Azziman, e il presidente della Fondazione Turati, Nicola Cariglia

MAROCCO – Un possibile impegno in Marocco della Fondazione Turati nel campo dell’assistenza agli anziani e della riabilitazione. Su invito del sindaco di Firenze, Dario Nardella, il presidente della Fondazione Nicola Cariglia e il direttore generale Maurizio De Scalzi hanno partecipato a questo scopo alla missione che una delegazione fiorentina ha svolto nel Paese nordafricano. La prima parte della missione si è svolta a Fes dove Nardella ha potuto rinsaldare i rapporti di amicizia e culturali che uniscono le due città fino dai tempi del sindaco Giorgio La Pira.

Successivamente, nel Palazzo Reale della capitale Rabat, Cariglia ha accompagnato il sindaco Nardella al colloquio con Omar Azziman, consigliere del re del Marocco Muhammad VI. Ed è proprio nel corso di questo colloquio che è stata esaminata la possibilità di una collaborazione in campo socio-sanitario che potrebbe coinvolgere la Fondazione Turati, che – ha detto il sindaco Nardella – rappresenta una realtà che opera a livelli di assoluta eccellenza. Oltre ad apportare il contributo della propria cinquantennale esperienza in campo socio-sanitario, Cariglia ha anche offerto la disponibilità della Turati per la formazione di giovani operatori marocchini. Il consigliere del re del Marocco, dal canto suo, ha sottolineato quanto l’iniziativa cada in un momento favorevole. Il Marocco ha, rispetto ad altri Paesi del Continente africano, una aspettativa di vita di 75 anni. Attualmente la cura degli anziani è affidata prevalentemente alla rete familiare, ma è sempre più avvertita la necessità di un sistema pubblico e privato che sta già muovendo i primissimi passi.


La Redazione

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