MONTAGNA PISTOIESE – Gli esempi di inconsistenza e di approssimazione con cui sono gestite le strutture e le infrastrutture nella nostra montagna sono innumerevoli; ma ce n’è uno che vale per tutti e che ne rappresenta il paradigma, la Strada Regionale n° 66, quella che arriva fino alla Lima e poi, trasformandosi in strada statale 12, porta all’Abetone e che attraversa molti dei paesi più popolosi delle zone montane.
Previsioni faraoniche, risultati zero
In decine e decine di anni, politici, amministratori e associazioni di categoria hanno fatto esercizi di faraonismo verbale, proponendo varianti, tunnel, scambi strada-rotaia ed altre soluzioni ingegneristiche per alleggerire il traffico e per evitare i disagi alla popolazione residente nei vari paesi.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: si può ben dire che “Le montagne hanno partorito un topolino”: qua e là qualche toppa o pochi tratti ribitumati – un intervento più sostanziale sopra il paese di Piazza, che a distanza di pochi mesi si è rivelato inutile, perché il piano stradale appena rifatto ha ceduto di almeno 60 centimetri – il traffico si incrementa ogni giorno e i mezzi pesanti fanno vibrare pericolosamente ponti e abitazioni, oltre che creare ostacoli al normale flusso delle auto. E ancora le erbacce, gli arbusti e i ricacci delle casce occupano ormai le cunette e l’autunno si avvicina, insieme col maltempo.
Strade minori nelle stesse condizioni
Non va meglio in tutto il reticolo di strade minori: quella che conduce dalle Piastre a Prunetta presenta corrugamenti e sbalzi ormai “storici” e la strada che da Castello di Cireglio conduce a Gello è ormai così invasa dalla vegetazione che è difficile anche vedere le curve. E che dire del tratto lungo il fiume Reno che dalle Piastre raggiunge Pontepetri? Sono solo alcuni esempi della scarsa considerazione, anche culturale, in cui è caduta la nostra montagna, complici anche i campanilismi e i settarismi di vario tipo che hanno impedito la forte e univoca richiesta di una rinascita dei nostri territori.
Altre montagne, altre condizioni
Proprio in questi giorni mi è capitata sotto mano una guida alle vacanze in alcune valli sud tirolesi: un esempio di interrelazione di aziende e di amministrazioni locali, una rete di propositi e di interessi volti alla promozione turistica e culturale di un’unica, vasta area.
Qui da noi è un continuo conflitto di competenze fra enti su tutto, su strade, fossi, fiumi ecc. ed il risultato è la paralisi. Come diciamo da tempo, manca una visione d’insieme, una regìa, una “volontà politica” (ma dietro questa espressione c’è spesso ben altro..), anche una sensibilità comune tra i montanini, ancora legati a campanili anacronistici.
Allora, come si fa a spiegare a tutti (enti, politici e cittadini comuni) che il tempo dei Guelfi e dei Ghibellini appartiene ad un passato lontano e che il futuro è fatto di una rete di intenti e di progetti comuni?
Alcune immagini
Un anno fa scrivevamo…
La dura vita lungo via Modenese, una strada non più al passo coi tempi