Ambiente, Una Montagna di Parole  |  luglio 17, 2017

Da alido a seccume, tanti modi di chiamare la siccità

Il primo deriva dal latino aridus (arido) ed è incrociata con gelidus. Secco proviene da siticus (asciutto) e da sitis (sete). In montagna meno usata la parola afa, dall'origine incerta. Carestie e mancanza di piogge, così come gelate e inondazioni, ci sono sempre state anche in passato

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Quest’anno la siccità si sta facendo sentire in modo particolare; la scarsità di neve, in inverno, e di pioggia in primavera, ha ridotto la portata delle sorgenti e dei corsi d’acqua. La preoccupazione divampa anche a causa di annunci catastrofici che diffondono alcuni mezzi di informazione.

Voglio far notare che, spulciando gli annali storici di Pistoia e del suo contado, tra il 1705 e il 1774 ci sono stati 12 anni di carestia e siccità e 12 anni di gelate e inondazioni: conti alla mano, dunque, in quella porzione di secolo 1 anno su 3 ci sono state condizioni meteo ostili all’uomo e all’economia.

Ma torniamo alla siccità. Per definirla quassù in montagna i nostri nonni hanno usato alcuni termini oggi quasi scomparsi , cioè “alido”, “alidezza”, “alidore”, “secco”,”secca”, “seccume” ecc.,molto meno “afa”. La forma “alido” deriva dal latino aridus (arido) ed è incrociata con gelidus , da cui ha preso la lettera “l”; i sostantivi “alidore” e “alidezza” sono derivati da “alido”.

L’aggettivo sostantivato “secco”, nel senso di “asciutto”, viene da siticus (asciutto) e a sua volta da sitis (sete): da “secco” sono poi derivate “seccura” e “seccume”, anche se qui da noi “seccume” significa piuttosto “persona molto magra”.

“Secca” è usato invece a proposito dei corsi d’acqua. Se un torrente o un fosso hanno poca portata d’acqua si dice che sono” in secca”.

Ma “ afa” , che oggi tanto usiamo? Pure essendo questo un termine già noto nel 1500, in montagna è arrivato relativamente tardi. Esso ha un’origine incerta: chi lo vede derivato dalla forma greca aptein , cioè l’azione di accendere, chi invece propende per una origine onomatopeica romanesca: “afa” riprodurrebbe il suono naturale di chi apre bocca, boccheggia. Etimologicamente, quindi, siamo nel campo delle ipotesi, ma l’afa, quella vera, si fa sentire, eccome!


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)