E’ d’attualità la parola “Sindaco”, perché qui da noi sono stati eletti da poco i nuovi sindaci, o sono sul punto di essere eletti. Il sindaco, per tutti, è il “primo cittadino” o meglio, secondo una formula latina, il primus inter pares , cioè il primo fra gli uguali. E’ veramente bella e profonda questa definizione, perché coniuga responsabilità e democrazia. Ma nelle pieghe dell’etimologia di questa parola c’è qualcos’altro di più importante ancora.
La parola “sindaco” deriva direttamente dalla forma tardo latina syndicus, col significato sia di rappresentante che di difensore di una comunità, e indirettamente da syndikos,che in greco significava “patrocinatore”. Dunque sindaco era colui che aveva a che fare con la giustizia (dichē significa proprio “giustizia”) e in particolare nella storia greca i sindaci erano dei pubblici ufficiali incaricati, dopo la cacciata dei Trenta Tiranni, di rivedere i conti, di giudicare sopra i beni confiscati ai cittadini e di perorare o affossare leggi, tutto nella logica dell’interesse collettivo.
Alla luce di questo brevissimo escursus storico, chiunque oggi concorra o venga eletto a questa carica pubblica, dovrebbe sentirsi tremare “le vene e i polsi”, per il cumulo di responsabilità che lo aspettano e per il ruolo che si accinge a rivestire e forse, invece di celebrar vittoria talvolta smodatamente, dovrebbe mostrarsi un po’ più pensoso e austero “patrocinatore” dei diritti di tutti, specialmente di chi non può permettersi avvocati difensori.