La premessa
L’elogio della vita campestre che il poeta latino Virgilio fa nel I secolo a.C. , in contrapposizione con il caos della città, si addice ancor più ai nostri tempi, in cui le metropoli rigurgitano di folle, di frenetiche attività e di stress. I fine settimana diventano, allora, una ricerca affannosa di evasione, di libertà, di spazi verdi. Purtroppo la processione di automobili che si dirigono ora al mare, ora in montagna, a seconda della stagione dell’anno, non fa altro che alimentare le nevrosi: ciò da cui ci si vuole allontanare si ritrova sui nastri d’asfalto. E’ il penoso e perverso circuito del cane che si morde la coda. La sete di natura è, però, insopprimibile, perché è connaturato con l’uomo il sentirsi parte della vita della madre terra.
A piedi, in bike, a cavallo
Per città come Pistoia, Prato e Firenze, che hanno la fortuna di essere circondate da colline e montagne, si sta aprendo in questi ultimi lustri una diversa tipologia di turismo che si potrebbe definire “essenziale”, sia perché indispensabile all’equilibrio psico-fisico dell‘“homo metropolitanus”, sia per la facilità di approccio (non c’è bisogno di tante prenotazioni. Si decide, si va. E via!), che per l’economicità dei costi.Basta indossare una tuta da ginnastica, scarpe adatte e inoltrarsi nei boschi sui percorsi che conducevano i nostri avi da un borgo all’altro.
Ma è sempre più frequente incontrare, lungo strade bianche o sentieri, gruppi di ciclisti in mountain bike che sfidano le asperità del terreno, per mettersi alla prova, e anche per riconquistare un minimo di afflato sociale che si va ignobilmente perdendo. A volte succede che questi turisti “essenziali” approfittino di una sagra paesana per fermasi a pranzo o a cena, magari con le proprie famiglie, a gustare prodotti della tradizione locale, cucinati da volontari che vivono tutto l’anno in collina e in montagna e che non vogliono per alcun motivo abbandonare i luoghi natii.
Per chi va a cavallo, poi, questa rete sentieristica è preziosissima e offre opportunità insperate e a buon mercato. Certo, si tratta di manutenere i sentieri, di controllarli periodicamente e di provvedere ad una segnaletica adeguata e georeferenziata; ma questo è un altro paio di maniche , dovrebbe essere il prodotto di una sinergia tra pubblico e privato, entrambi interessati a rilanciare territori fin qui emarginati o quanto meno ignorati per decenni, eppure così potenzialmente ricchi.
L’Ippovia di San Jacopo
Uno di questi percorsi, recentemente inserito dall’Amministrazione comunale nel Regolamento Urbanistico del Comune di Pistoia, è l’Ippovia di San Jacopo che congiunge il Montalbano con l’alta Montagna pistoiese. Nei giorni scorsi, il 2 e 3 Giugno, col patrocinio della Regione Toscana e della Fitetrec, la Federazione Italiana turismo equestre e trekking, si sono svolte le “prove generali “ del percorso stesso: trenta coraggiosi cavalieri sono partiti dalla Magia, a Quarrata, e attraverso San Alluccio, hanno raggiunto la tappa intermedia di San Baronto e da lì hanno proseguito e poi sostato per la notte a Serravalle. L’indomani sono ripartiti per la Verginina e su, alla volta della Crocetta di Momigno, fino alle Fontanelle e a Castello di Cireglio. Poi ognuno ha proseguito il cammino in varie direzioni.
E’ interessante vedere molti giovani entusiasti cavalcare su strade bianche, in mezzo al verde, e ancor di più è ammirevole la sintonia che nasce tra cavallo e cavaliere, ad ulteriore dimostrazione che la natura si apprezza di più con un “mezzo “ naturale che fa vivere le stesse emozioni provate dai nostri nonni e che proietta l’io in una dimensione antica eppure così anacronisticamente nuova. In questo viaggiare lento e dolcemente ritmato il passato si ricompone col presente e insieme stringono un patto per un futuro più a misura d’uomo.
La linea gotica
Nell’ambito di questo turismo “essenziale”, legato alla riscoperta di sentieri dimenticati, ci sono anche interessanti risvolti storici, di cui la nostra collina- montagna è ricchissima per il suo passato importante. Uno di questi è legato alla Linea gotica, che ha attraversato il nostro Appennino e di cui restano vestigia interessanti.
Daniele Amicarella, un esperto del settore e membro dell’Associazione “Linea gotica- Officina della memoria”, ne ha parlato lo scorso 16 giugno, in un incontro organizzato dalla Proloco di Cireglio. La relazione di Amicarella, corredata da immagini digitali, ha mostrato come possa essere utilizzato anche a fini economici il patrimonio storico locale legato alla seconda guerra mondiale, portando esempi di analoghe iniziative in Francia e Germania, intorno alle quali ruota un turismo di élite, ma costante in ogni periodo dell’anno.
Più in particolare è stata sottolineata l’importanza strategica del Sasso di Cireglio, da dove un potente cannone bombardava la piana ed aveva la caratteristica di essere retrattile, nel senso che sparava e veniva poi sospinto all’interno di una cavità, che lo rendeva invisibile alle ricognizioni aeree.
In ogni caso dal Passo della Collina, a Fabbiana, a Cireglio, a Margine di Momigno, fino alla Macchia Antonini, a Pontepetri, a Campo Tizzoro e oltre sono ancora visibili rifugi, fortificazioni, bunker che meriterebbero di essere valorizzati in un’ottica di promozione del territorio e contemporaneamente di conoscenza storica del nostro passato.