Una Montagna di Parole  |  maggio 19, 2017

Due piante spinose utili per le case dei nostri nonni

Agrifoglio e pungitopo utilizzati in passato per difendersi dai topi. Entrambe sempreverdi, con fiori piccoli, bacche rosse e foglie spinose. L'origine del nome nelle loro caratteristiche

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Le case dei nostri nonni erano molto più sobrie delle nostre: pochi mobili, servizi essenzialissimi, fronzoli e ninnoli, nessuno. Ciò che non mancava erano le cassepanche e le madie di legno dove si conservavano i cibi: farina, pane, pasta ecc. e per difenderli dai topi era uso comune disporvi rametti di agrifoglio e di pungitopo, a seconda delle disponibilità.

Non è un caso che nei pressi delle abitazioni si coltivasse prevalentemente l’agrifoglio! Queste due piante, pur appartenendo a due diverse famiglie botaniche (l’agrifoglio alle Aquifoliacee, il pungitopo alle Liliacee) hanno alcuni elementi in comune: sono sempreverdi, hanno fiori piccoli, bacche rosse e, soprattutto, foglie spinose, che la sapienza contadina aveva convertito a fini domestici.

Il nome “pungitopo” deriva proprio dall’uso che veniva fatto di questa pianta di tenere lontani dalle vivande topi e altri roditori. “Agrifoglio”, invece, ci riporta alla lingua latina acrifolium , da “acer-acris” (aguzzo) e “folium” (foglia), cioè “ che ha foglie aguzze, pungenti”.

L’importanza della medesima funzione ha fatto si che in alcuni luoghi della Montagna pistoiese a queste due piante così diverse sia stato attribuito un nome unico, quello di “pungitopo”.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)