Le case dei nostri nonni erano molto più sobrie delle nostre: pochi mobili, servizi essenzialissimi, fronzoli e ninnoli, nessuno. Ciò che non mancava erano le cassepanche e le madie di legno dove si conservavano i cibi: farina, pane, pasta ecc. e per difenderli dai topi era uso comune disporvi rametti di agrifoglio e di pungitopo, a seconda delle disponibilità.
Non è un caso che nei pressi delle abitazioni si coltivasse prevalentemente l’agrifoglio! Queste due piante, pur appartenendo a due diverse famiglie botaniche (l’agrifoglio alle Aquifoliacee, il pungitopo alle Liliacee) hanno alcuni elementi in comune: sono sempreverdi, hanno fiori piccoli, bacche rosse e, soprattutto, foglie spinose, che la sapienza contadina aveva convertito a fini domestici.
Il nome “pungitopo” deriva proprio dall’uso che veniva fatto di questa pianta di tenere lontani dalle vivande topi e altri roditori. “Agrifoglio”, invece, ci riporta alla lingua latina acrifolium , da “acer-acris” (aguzzo) e “folium” (foglia), cioè “ che ha foglie aguzze, pungenti”.
L’importanza della medesima funzione ha fatto si che in alcuni luoghi della Montagna pistoiese a queste due piante così diverse sia stato attribuito un nome unico, quello di “pungitopo”.