FIRENZE – “O consideriamo la montagna come una opportunità da cogliere o saremo costretti a subirla come un problema. E’ perciò necessario rimettere questo tema al centro della scena politica, intervenendo con azioni multidisciplinari e integrate”. Lo ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi nell’intervento finale del convegno nazionale “La montagna Italiana nello Sviluppo Rurale: problematiche e prospettive economiche, sociali, ambientali e istituzionali”, svoltosi venerdì 24 febbraio, al Polo universitario di Novoli, a Firenze. L’assessore, che è intervenuto anche in rappresentanza della conferenza delle Regioni, ha lanciato il suo invito a intraprendere, ciascuno con le sue competenze, un nuovo percorso di rilancio delle azioni sulla montagna e a considerare il suo ruolo non solo in relazione alla funzione di presidio idrogeologico o di protezione dai mutamenti climatici, ma quale risorsa umana, economica e ambientale.
La montagna non è “marginale”
“Spesso – ha detto Remaschi – si abbina la parola montagna al concetti di marginalità, ma, mi chiedo, si può considerare marginale, come nel caso della Toscana, il 47 per cento del nostro territorio? Servono politiche integrate, capaci di dare risposte su più fronti, perché per vivere in montagna occorrono servizi per i quali non possono valere le stesse regole di economicità che devono giustamente essere rispettate in città. E dunque occorre un lavoro integrato su agricoltura, turismo, commercio, trasporti, sanità, sociale, servizi, perché tutto questo rende possibile continuare a vivere in montagna”.
L’esempio del pellet
Per fare questo è necessaria una forte attenzione da parte delle istituzioni. Remaschi ha evidenziato come il governo italiano sia un buon interlocutore su questi temi, ma che invece occorre chiedere maggior attenzione e impegno alla Unione europea, sin qui poco sensibile a queste tematiche. Remaschi ha poi chiuso con un esempio emblematico delle chance che la montagna può offrire e che sin qui sono state trascurate: “Il presidente dell’Accademia dei Georgofili Maracchi ricordava come l’Italia sia uno dei maggiori importatori di pellet. Ma è possibile che con la nostra dotazione di foreste si debba ricorrere al mercato straniero? Occorre fare un ragionamento su una tematica come questa che può avere ricadute economiche e ambientali. Anche così si contribuisce a creare opportunità di rilancio della montagna”.