PISTOIA – C’è tempo ancora fino al 20 gennaio per gli allevatori che hanno subito danni causati da lupi (o altri predatori) nel periodo 1 gennaio – 30 novembre 2016 per presentare la domanda di risarcimento. Ne dà notizia Coldiretti Pistoia ricordando che è possibile rivolgersi agli uffici dell’associazione. Indennizzi che sono “una goccia nel mare dei guasti che sta causando l’eccesso del numero di animali selvatici – spiega Michela Nieri, presidente di Coldiretti Pistoia -. Guasti che vanno dagli incidenti in autostrada causati da cinghiali, all’abbandono di coltivazioni ed allevamenti in collina, montagna e pianura”.
Cinghiali in zone “non vocate”
Un incidente causato da selvatici due notti fa nell’Alta Toscana, ribadisce l’allarme. Nessuna conseguenza per la giovane autista, ma auto semidistrutta dall’impatto con un cinghiale. È accaduto sull’autostrada Firenze-Mare (A11), nel tratto tra Prato e Pistoia, una zona fortemente antropizzata, e con insediamenti artigianali, commerciali e vivai ornamentali. “È l’ulteriore conferma che i cinghiali sono diventati stanziali in zone del territorio assolutamente ‘non vocate'”, commenta Nieri.
L’aumento costante di ungulati
È inevitabile che ciò accada, il numero di ungulati e altri selvatici è così alto in Toscana: stime prudenziali parlano ormai di oltre 230 mila cinghiali, 200 mila caprioli, 12 mila daini, 4 mila cervi, 3 mila mufloni. Anche se tutti i danni diretti causati da lupi, cinghiali, cervi ed altri selvatici fossero coperti da indennizzi pubblici, “nulla compenserebbe l’abbandono dei terreni da parte dei coltivatori agricoli – spiega Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia -, che da anni sono frustrati dal vedere sistematicamente le produzioni rese invendibili dall’invasione dei campi da parte dei cinghiali, la rottura dei muretti a secco e il danneggiamento di piante da parte di cervi, o l’uccisione di pecore da parte di lupi”.
Servono numeri compatibili
“Chi ha a cuore l’ambiente nella sua complessità, sa bene che avere branchi di lupi o di cinghiali scorrazzare su strade o nei campi coltivati non porta nulla di buono. Occorre, è quel che diciamo da tempo, una politica che riporti a numeri compatibili i selvatici – conclude Coldiretti -. L’alternativa è avere abbandono di produzioni e calo di ricchezza, non sviluppo di collina e montagna”.