Ambiente, Economia, Lettere al Direttore, Sambuca  |  dicembre 5, 2016

“Non possiamo lasciare il pallino in mano ai politici. I montanari devono prendere l’iniziativa”

Intervento di SANTE BALLERINI di CAMPEDA (Sambuca) dopo la proposta avanzata da ANDREA ANDREOTTI di un piano straordinario contro il dissesto idrogeologico. L'invito ai montanari: "Bisogna creare società agricole semplici o cooperative con l'obiettivo di recuperare il territorio". I vantaggi? "Per chi ha perso il lavoro, per i giovani, per gli immigrati". Un modo anche per non perdere "il bagaglio formidabile dei saperi degli anziani"

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La graditissima lettera che pubblichiamo pone due temi di fondo: l’incapacità di politici e amministratori di interpretare le istanze che vengono dal basso e l’ipotesi delle borgate e dei paesi di auto organizzarsi. Entrambi i temi sono degni di essere sollevati.
Riguardo al prima c’è poco da dire (o forse troppo, volendo) se gli eletti dal popolo continueranno a scannarsi nelle tribune televisive o a trincerarsi dietro le scrivanie leggendo i giornali o correndo dietro un’idea virtuale di paese.
Sul secondo tema la prima osservazione che viene alla mente è che la montagna è abitata per lo più da anziani e non si capisce come essi possano solo con le proprie forze ribellarsi al burocretinismo imperante.
Purtuttavia qualcosa s’ha da fare!
M. F.
“Al Direttore responsabile de La Voce della Montagna

Caro direttore,
le scrivo in merito alla proposta di Andrea Andreotti pubblicata nel numero appena uscito del suo giornale. Detto che ogni proposta è la benvenuta se non altro perché è un segnale d’interesse verso la nostra montagna in pieno dissesto, viene da obiettare immediatamente allo scrivente che demandare ai politici la conduzione di qualsivoglia iniziativa, pur valida, equivale ad affossarla già in partenza. Sempre che risponda al vero quanto enunciato nel corsivo della redazione posto in apertura. Riporto testualmente: “Non sembra che agli enti pubblici, a qualsiasi livello, interessi la cultura della prevenzione, anzi pare che ormai si siano adeguati a gestire le emergenze durante le quali vengono spese valanghe di soldi pubblici, che avrebbero potuto essere impiegati altrove”.

Spreco e inefficienza

Proprio così: all’inefficienza si aggiunge lo spreco. Sotto gli occhi di tutti, anno dopo anno.
E se fosse proprio il montanaro – inteso quello che sui monti è nato e possiede lì alcuni fazzoletti di terra – a ribellarsi a questo stato di cose? Ecco che allora gli ultimi residenti si troverebbero di colpo moltiplicati almeno per cinque, anche per dieci, con ben altra forza di protesta e di proposta.

Società agricole e cooperative: una via possibile

Volendo rimanere in questo momento sul piano della proposta, se è dimostrato che i soldi pubblici diventa facile sperperarli (gli esperti non mancano), ben altra attenzione si presta ai soldi tirati fuori dalla propria tasca. Proviamo ad immaginare che una borgata qualsiasi del nostro Appennino sia capace di mettere insieme alcune persone di buona volontà – tra residenti e originari del posto che vivono lontano – i quali sappiano dar vita ad una società agricola semplice o cooperativa ed intorno a questa iniziativa riescano a raccogliere il capitale iniziale per far partire l’azione di recupero del territorio, cominciando dal ripristino dei campi, boschi e castagneti di proprietà di quegli stessi che hanno messo a disposizione terreni e denaro.

I possibili vantaggi

I vantaggi sarebbero immediati: in particolare per chi ha perso il lavoro in questi anni di crisi, per i giovani che il lavoro hanno smesso di cercarlo, per gli immigrati. Allo stesso tempo non andrebbe perduto il bagaglio formidabile dei saperi degli ultimi anziani che sanno come muoversi in montagna, il verso degli attrezzi, come trattare il sasso…

Rimbocchiamoci le maniche

Nel mio piccolo, io – nato nella più piccola frazione del Comune di Sambuca Pistoiese, Campeda, nome che non si trova neppure su Google Maps (pur essendovi raffigurata) – da anni ci sto provando. Vero è che il “burocretinismo” da lei citato finora ha avuto la meglio. Ma non per questo ho intenzione di mollare, anzi invito il Sig. Andreotti e quanti come lui hanno a cuore la sorte dei nostri monti a rimboccarsi le maniche e diventare protagonisti di una vasta azione sinergica di recupero del territorio. Prima che sia troppo tardi.

Un cordiale saluto
Sante Ballerini


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