LIMESTRE (SAN MARCELLO) – “Un progetto da costruire insieme, unendo le forze e superando le barriere”. “Un metodo con il quale realizzare i progetti, quelli di cui stiamo parlando ma anche altri”. E’ in queste parole di Roberto Orlandini e di Gianluca Salvatori, il senso “politico” dell’incontro pubblico organizzato nel pomeriggio di oggi, sabato 17 dicembre, alla Dynamo Camp di Limestre, dal Comitato promotore della Social Valley. Un messaggio lanciato in diverse direzioni, soprattutto nei confronti delle molte voci contrarie che si sono alzate di recente, di fronte all’ipotesi della creazione di una grande oasi sulla montagna pistoiese. Il direttore di Dynamo Orlandini e il responsabile del progetto Salvatori si sono alternati nella spiegazione di cosa sia il senso della Social Valley nelle sue varie articolazioni: un disegno complessivo che si sostiene su due gambe, ovvero il “campus” e l'”oasi”.
Roberto Orlandini e Gianluca Salvatori nel corso della loro illustrazione
Il campus
Provando a sintetizzare la sintesi di Orlandini e Salvatori, il campus è soprattutto formazione: formare competenze e conoscenze per la “gestione sociale” di una serie di ambiti dai quali dipende la qualità della vita delle persone. Dalla valorizzazione ambientale all’agricoltura sostenibile, dall’innovazione socio-sanitaria al turismo. “La neve è una componente essenziale dell’economia locale – ha sottolioneato Salvatori – ma è una risorsa solo stagionale. La domanda del turismo non è monoculturale e deve durare tutto l’anno”
L’oasi
Quanto all’oasi, ha spiegato Orlandini, l’idea è nata prendendo in esame il territorio locale e le sue caratteristiche, ossia “i 12mila ettari con normative specifiche e non omogenee che non rendono alla popolazione locale in termini di lavoro”. Un’area vasta da valorizzare secondo metodi innovativi: “Queste zone non sono gestite da chi le conosce e le frequenta, boscaioli, agricoltori, associazioni ambientaliste, cacciatori. Pur fra le reciproche distanze e diffidenze, a volte anche profonde, tutte queste categorie di persone hanno la stessa visione dell’ambiente montano: la sua salvaguardia. Se si è onesti intellettualmente e ci si ascolta, si possono trovare punti di incontro. Non c’è bisogno di nuovi vincoli, anzi, ce ne sono anche troppi”. Obiettivi ambiziosi e innovativi – “non c’è nessuno ad oggi in Italia che gestisce un’area come questa in questo modo” – e tutt’altro che facili, “esistono molte difficoltà anche sotto il profilo legislativo”. Ma possibili, secondo i promotori.
La gestione condivisa
E la gestione? “Deve essere condivisa e deve far capo a un’agenzia creata appositamente con tutti i soggetti, pubblici e privati, che possono partecipare. Aperta a tutti e senza fini di lucro. Un’impresa sociale i cui profitti vengono tutti reinvestiti”.
I finanziamenti
E, a proposito di finanziamenti, la Social Valley guarda a quelli comunitari, “spesso utilizzati malamente”, alle “obbligazioni di territorio” – “su questo abbiamo contatti con importanti istituti di credito nazionali” – e a canali innovativi. Con una certezza: “La sostenibilità economica esiste”.
I primi esempi “social” concreti
La teoria secondo la quale si vuol muovere il Comitato Social Valley comincia a delinearsi meglio, anche se la traduzione pratica di tutto ciò è ancora difficile immaginare. Per questo sono stati presentati tre progetti concreti, già in qualche modo inseriti in una logica “social”: il progetto “Transapp”, sul rilancio della linea ferroviaria Porrettana in chiave turistica, spiegato da Giancarlo Capecchi; quello relativo al recupero e utilizzo del complesso delle piscine “Le Ginestre” di Maresca, illustrato da Francesco Castelli e il “Progetto Bosco”, spiegato dal sindaco di Piteglio, Luca Marmo.
Dall’alto, in senso orario, gli interventi di Francesco Castelli e Giancarlo Capecchi e due immagini del pubblico