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Tutti i nomi che iniziano col preverbio “piscia” (derivato da “pisciare”) sono di origine popolare; per lo più appartengono all’ambito botanico ed indicano piante che hanno virtù depurative o che sono tossiche.
Per quanto riguarda il “pisciallètto”, qui da noi si intende il tarassaco, o cicoria selvatica, a cui si riconoscevano già nel 1500 grandi proprietà diuretiche e di cui si consumavano foglie, radici e bocci chiusi dei fiori (per sottaceti).
Diverso discorso vale per i “pisciacani”. Questo nome spregiativo è stato generalmente usato dai nostri fungai per indicare un fungo, l’amanita muscaria, bello a vedersi, col suo cappello rosso punteggiato di bianco, ma tossico.
Lo stesso nome è stato attribuito a qualcosa di molto diverso; “pisciacani” erano anche i paracarri di pietra che venivano posti agli angoli delle case o ai lati dei portoni, in quanto lì i cani usavano fare i propri bisognini.
“Pisciancio” era invece un vitigno che produceva un’uva nera ed un vino scolorito e leggero, chiamato “pisciarello”. Questo tipo di uva Policarpo Petrocchi, nell’opera Il mio paese , l’aveva chiamato “piscianeo”.