SAN MARCELLO – Siamo alle ultime ore, alle rifiniture, poi sarà tutto pronto per il lancio della pallone di Santa Celestina, questo pomeriggio, giovedì 8 settembre, alle 17, a San Marcello Pistoiese, in occasione della giornata conclusiva dei festeggiamenti del santo patrono. Il momento clou della manifestazione sarà la preparazione e il lancio del pallone aerostatico, come da antica tradizione, una mongolfiera colorata, fatta con cento chili di carta. I festeggiamenti sono iniziati domenica scorsa e hanno visto, ieri stasera, mercoledì 7, ci sarà la consueta processione oltre all’intrattenimento musicale di Fabio e Anna.
Ma torniamo all’appuntamento di oggi. Per molti anni la gestione dell’evento è stata curata dalla Sms Baccarini, dallo scorso anno se ne occupa l’As Appennino Volley, la società di pallavolo femminile. Da più di un mese tanti volontari della stessa società sportiva e altre persone esterne hanno lavorato alla realizzazione del pallone e a tutto il resto. Fra questi Alberto Filippini, che cura la parte amministrativa, quelle pratiche burocratiche che sempre più creano lacci a laccioli a questa come a molte altre manifestazioni. “E’ da tanti anni che mi occupo di queste cose, c’è da perderci un po’ di tempo ma insomma in qualche modo ce la facciamo sempre”, sdrammatizza Filippini che è, al contrario, un po’ preoccupato di questo improvviso cambio di clima. “Vediamo che tempo farà, speriamo di poter lanciare il pallone. In caso negativo si rimanderà tutto a domenica prossima, 11 settembre”.
Dopo il lancio, che ci si augura possa avvenire regolarmente, ci sarà spazio per la tombola e, dopo cena, per i festeggiamenti del decennale della locale Banda Appennino Pistoiese di San Marcello che nell’occasione sarà accompagnata anche dalle bande musicali di Borgo a Buggiano e Riola. Poi gran finale, alle 23,15, con i fuochi d’artificio.
Da ricordare che oggi, così come nei prossimi giorni, è possibile visitare la mostra dedicata alla Fap, Ferrovia Alto Pistoiese, a 90 anni dalla nascita (al link l’articolo contenente le notizie e la fotogallery).
La fotogallery dell’edizione 2015
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LA STORIA
…”Per lanciare un pallone occorre oggi passare dall’Ente nazionale per l’aviazione civile, dall’Enav, la società che gestisce il traffico civile, dall’Aero Club d’Italia e da altri uffici locali. Sul piano tecnico gli organizzatori non hanno avuto difficoltà ad adeguarsi alle richieste che nel tempo sono state fatte, ma la trafila delle relazioni con gli uffici diventa pesante per una struttura operativa concentrata più sul fare che sul documentare condizioni e rispondere a quesiti. L’ultima prova tecnica è stata superata nel 2004 quando fu chiesto di lanciare un pallone senza fuoco all’interno. “E’ un aerostato incontrollato e non può volare così”, fu detto allora. Dal fornello alimentato da venti scatole di Diavolina all’interno del pallone si passò così al riscaldamento a terra con un bombola a metano. All’inizio c’era preoccupazione sull’esito, poi, invece, è andato tutto bene e anche questa innovazione è ormai stata messa a sistema.
Tanto lavoro a monte
Il pubblico in piazza guarda il pallone che si alza e se supera la punta del campanile, segno altrimenti di sventure nell’anno successivo, ma non si immagina certo il lavoro che è occorso per arrivare fino a quegli attimi. Intanto, la carta. Occorre di una grammatura e di una pezzatura speciali. Quella delle bobine che si trovano in commercio può essere alta fino a un metro, mentre per il pallone occorre una misura di uno e quaranta. Per giustificare la spesa di una misura ad hoc sono stati ordinati dieci quintali a una cartiera del Nord. Ogni pallone richiede 100 chili di carta e poi colla e tanto sapere artigiano per aggirare i rischi di un flop. Un sapere che negli anni scorsi ha dato vita anche a una piccola impresa artigiana che ha costruito palloni per tutta Italia…
Tutti gli elementi dell’inventiva paesana
Quella del “Pallone” è una bella storia in cui si mescolano tutti gli elementi della grammatica dell’inventiva festiva. Ci sono una santa, Celestina, “celeste abitatrice della casa di Dio”, l’invenzione dei fratelli Montgolfier, la famiglia Cini che dà avvio al lancio e un popolo che con il tempo se ne appropria. “Il pallone (…) era bello, di carta listata di vari colori, alto una decina di metri a dir poco (se l’occhio non mi ingannò) e uscito dalle celebri cartiere dei Cini che sono alla Lima”, scrive nel 1876, nel racconto “Una gita a San Marcello”, Policarpo Petrocchi. “Dono tradizionale della munifica famiglia Cini”, specifica nel 1929 su un quaderno di classe una insegnante della scuola elementare di San Marcello. Il volo ha nel tempo alti e bassi, sospensioni e riprese. Nel 1939 il pallone si inclina e va alle fiamme. Presagio tremendo. L’anno successivo scoppia la guerra e si dovrà attendere quattordici anni perché dalla piazza risalga la mongolfiera.
Festa collettiva, voluta e sostenuta dai cittadini di San Marcello Pistoiese, ha prodotto nel corso degli anni i suoi protagonisti, veri e propri aeronauti di terra. Si ricordano ancora Fenzo Guerrini e Alberto Medini costruttori del pallone della rinascita repubblicana dopo una ricerca dei disegni dell’aerostato che fino all’ultimo volo era stato costruito alla cartiera della Lima.
In tutta la provincia non esiste una festa così
Nella provincia di Pistoia non esiste una festa che abbia questa continuità e, soprattutto, sia così esemplare del suo formarsi. All’origine è l’iniziativa della famiglia Cini che esprime anche così la sua egemonia nella montagna. Poi il lancio viene assunto dalla comunità, passata quella censura collettiva che si vuole presieda alla creazione del folclore. Lo stesso setaccio popolare che ha fatto cadere il palio di cui si è persa ormai la memoria. “Il palio a San Marcello lo fanno senza tanti preparativi: in lungo nella strada maestra che va a Pistola”, scrive sempre Petrocchi nella seconda metà dell’Ottocento. Risolta l’interruzione del 1911 con un lancio in sordina quando per un’epidemia di tifo si vietò qualsiasi forma di assembramento, superate due guerre mondiali e altri fasi critiche, il Pallone di Santa Celestina ha incontrato l’ultimo serio ostacolo nel 2015, poi risolto con il passaggio di gestione”.
Testo tratto dall’articolo di Claudio Rosati pubblicato sulla nr 3 anno 2015 della nostra rivista cartacea “La voce della montagna”