Una Montagna di Parole  |  agosto 28, 2016

Quel movimento della terra che i nostri nonni chiamavano “TREMUOTO”

Di drammatica attualità la parola terremoto. Deriva dal latino terrae motus, ovvero movimeto della terra. In montagna un tempo si usava l'espressione TREMUOTO quando si avvertiva muovere il pavimento, tremare i vetri delle finestre o si barcollava

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La devastazione del terremoto sull'Appennino centrale di questi giorni

I professori di linguistica direbbero che questo è un esempio di “etimologia popolare”. Ma ci vuol più tempo a spiegarlo che a intuirlo. La parola “terremoto” deriva dal latino terrae motus, ovvero “movimento della terra”. Ma chi, tra i nostri monti, sentiva muovere il pavimento sotto i piedi oppure tremare violentemente i vetri delle finestre sentendosi anche barcollare, come l’avrà definito: “terremoto” o “tremuoto”?
Il popolo spesso è meno complicato e più saggio di tanti cattedratici.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)