Pistoia, Personaggi e Interpreti  |  luglio 2, 2016

Michelangelo, lo scultore dei dinosauri

Da oltre 15 anni studia, disegna e fotografa animali preistorici, in dimensioni reali, nei musei di paleontologia di tutta Europa. Poi torna nel suo studio a Santomoro e li riproduce in scala. Creando veri e propri kit da rivendere nei bookshop o nei negozi di modellismo. L'ultima frontiera l'insegnamento delle origini della terra nelle scuole elementari straniere

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SANTOMORO (PISTOIA) – Porta un nome importante, ha un black look inconfondibile – una lunga treccia simil rasta ma non proprio, raccolta in un insolito copricapo – ma soprattutto una passione che ha fatto diventare un lavoro, più unico che raro. Possiamo definirlo genericamente artista, più precisamente scultore ma collocare le sue opere non è affatto facile. Michelangelo Ricci, pistoiese, 47 anni, fresco di paternità – gli brillano gli occhi solo a chiedergli del figlio neonato – riproduce in modo fedele, fin nei minimi dettagli (e ovviamente in scala…) gli animali della preistoria. Li riprende dal vivo, cioé frequentando musei di tutta Europa, poi li mette a disposizione, insomma li vende, ai bookshop dei musei stessi ma anche a negozi di modellismo, edicole e cartolerie dentro appositi kit (come nelle foto qui allegate). Poi, da qualche tempo, va in giro ad insegnare nelle scuole un po’ di cose che ha imparato sulle origini del mondo e altro ancora. Ma andiamo con ordine nel raccontare la storia coraggiosa e un po’ incosciente di un ragazzo che è partito da Santomoro solo con lo zaino in spalla e si è avventurato in un mondo sconosciuto, senza alcuna certezza del domani.

Come nasce la passione

Non si può non partire da qui. E Michelangelo spiega, nella sua casa di Santomoro, con i lavori di ristrutturazione in pieno corso, che la miccia l’ha accesa il padre Walter, ricercatore archeologico, che da diversi anni vive sulla Montagna Pistoiese, a Maresca. “Ho passato tanto tempo sulla nostra montagna, a Gavinana, Maresca, San Marcello e poi fino a Barga e Bagni di Lucca. Ho tanti bei ricordi, ci vado spesso ancora e quei luoghi continuano a suscitare un grande fascino. Mi farebbe piacere prima o poi realizzare una mostra proprio da quelle parti”. E un’altra montagna, per un evento traumatico che poteva essere drammatico, lo ha spinto ad iniziare questa attività. “Sì – conferma lui – una caduta rovinosa sulle Alpi Apuane, durante una scalata, mi ha fatto stare a letto per mesi, con una serie infinita di fratture. Non potevo fare niente, se non pensare. E in quei momenti ho capito che la passione che avevo ereditato fin da piccolo da mio padre poteva, anzi doveva, diventare la mia professione”.

Le visite nei musei

Il suo primo obiettivo sono i musei di paleontologia. E’ lì la chiave di tutto. Conosce la direttrice di quello di Bruxelles e tutto ha inizio. Le sue conoscenze scientifiche e l’aver frequentato la scuola d’arte a Pistoia fanno il resto. Visita musei in tutta Europa e in quei luoghi prende lo spunto per le sue opere, poi le riproduce e le vende agli stessi musei: “Mie riproduzioni – conferma Ricci – si possono trovare nei bookshop di musei italiani, quelli di Firenze, del Valdarno, di Calci, e ancora Milano e Bologna, e tanti anche all’estero, ovviamente Bruxelles, Parigi, Basilea, Francoforte, Londra”. Fotografa i pezzi originali, li disegna, prende le misure. Quindi torna a casa e nel suo laboratorio riproduce tirannosauri, mammut, crani di uomini primitivi e altro ancora: tutto in modo assolutamente fedele, tutto fatto in casa. Un “made in” del tutto particolare.

Come nascono i prodotti

Lavora le sue opere usando lo stucco. “Creare questi olotipi per la riproduzione successiva è un lavoro di scultura ma non c’è solo questo aspetto – spiega Michelangelo –. Le nozioni scientifiche che avevo mi hanno aiutato ad evitare diversi passaggi. Il prodotto che forgio con le mie mani può andare direttamente in produzione”. Sa di aver inventato una professione insolita e che il suo non è un prodotto di massa. “Gli artisti spesso muoiono di fame – dice con franchezza – perché pensano solo a creare le loro opere e non accettano compromessi. Io ho visto che una volta entrato nel giro dei musei è scattato il passaparola. I direttori si ritrovano spesso, si scambiano opinioni e informazioni, si consigliano: nel mio piccolo ho potuto beneficiare di questo”.

L’insegnamento nelle scuole

E poi c’è l’ultima frontiera, l’insegnamento nelle scuole elementari. “Ho fatto 33 tappe in Grecia, fra l’anno scorso e quest’anno, vicino ad Atene, ospite per diversi giorni, una-due settimane per volta. I bambini magari sanno tanto sull’Antica Grecia ma ben poco sulle origini del nostro pianeta e dell’uomo. Io parlavo del primo ‘Big bang’, 14 miliardi di anni fa, di galassie, di stelle. Poi la fusione della materia, la creazione. E loro mi guardavano rapiti”. Questa esperienza, che per Ricci non è la prima, vuol continuare a portarla in giro nelle scuole di altri Paesi. Le prossime tappe? Andalusia, Bulgaria e Romania. In giro da una nazione ad un’altra, da una scuola ad un’altra, insomma. “Un po’ come quando cantavo nel gruppo dei ‘Come’, una band hard rock con la quale abbiamo suonato per anni in giro per l’Italia, e non solo. I miei genitori mi dicevano ma dove vai, chi ti paga? Poi abbiamo chiuso i battenti ma adesso si sta pensando ad una reunion”.


Paolo Vannini

Laurea in scienze politiche, giornalista professionista dal 1998, ha lavorato nei quotidiani La Nazione e Il Giornale della Toscana (edizione toscana de Il Giornale), è stato responsabile dell'Ufficio comunicazione del Comune di Firenze, caporedattore dell'agenzia di stampa Toscana daily news, cofondatore e vice direttore del settimanale di informazione locale Metropoli. Ha lavorato presso l'Ufficio stampa di Confindustria Toscana, ha collaborato e collabora per diverse testate giornalistiche cartacee e on line - fra queste il Sole 24 ore centronord, Il Corriere Fiorentino (edizione toscana del Corriere della Sera), Radio Radicale - si occupa di uffici stampa e ghost writing.