Non solo libri  |  maggio 13, 2016

“Storie di Stinchi e… contorni”, i racconti eco-gastro-ironici di Pagliai

Uscito il nuovo libro della scrittore della montagna pistoiese. Nella prima parte i racconti dello chef Marco Mucci, nella seconda, oltre alle ricette, emergono altri protagonisti dai boscaioli ai fungai, dai carbonai agli amici di crinale e di zingarate

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E’ appena uscito, per la Casa editrice Pendragon, il nuovo libro di Federico Pagliai, “ Storie di Stinchi e… contorni”. Il libro è una raccolta di venti storie, corredate dalla prefazione di Dario Cecchini di Panzano nel Chianti che, nella prima parte, prendono spunto dalla vita di “Stinchi”.
Siamo nel bel mezzo del boom economico, dell’abbandono delle periferie per inurbarsi nelle città industrializzate, quando Stinchi decide di intraprendere una strada diversa e coraggiosa: quella di divenire cuoco e di connotare il cibo come elemento identificante di un territorio, ovvero quello appenninico dell’Alto Pistoiese. Sembra una scelta avventata ma non lo è, perché nel corso degli anni l’utopia industriale della zona fallisce miseramente e Stinchi è uno dei pochi che riesce a restare sui monti natii diventando un emblema per l’ Appennino tosco emiliano e fondando, in stretta collaborazione con Carlo Petrini, la “Condotta Slow Food della Montagna Pistoiese” della quale è stato fiduciario per molti anni, dando valore e dignità a prodotti considerati poveri come alcuni formaggi, frutti del sottobosco, farine, legumi e altro.
Il libro in questa prima fase, tratteggia il personaggio, i suoi aneddoti, le peripezie di un mestiere che non era certo reclamizzato come avviene ai giorni nostri e dove spesso contavano la fantasia e l’ ironia, riconoscendo al cibo la sua valenza sociale intesa come convivialità e piacere, non solo del gusto.
La seconda parte, quella dei “contorni”, vede Stinchi restare presente solo come firmatario delle ricette di cucina locale trascritte alla fine dei venti racconti ma uscire di scena come personaggio centrale. Qui, l’autore, tratteggia altri soggetti: boscaioli, fungai, bugiardi, carbonai, amici di crinale e di zingarate. E poi, alberi secolari, luoghi e borghi arcani dove le storie popolari sfumano nel leggendario e lì sembrano, nell’immaginario popolare, restare immuni al logorio del tempo. A legare le due parti del testo sono i crinali appenninici e il cibo. Ed è da queste due prospettive che l’autore cerca, riuscendoci, di centrare l’obiettivo. Soprattutto quello di definire un’ identità sociale e geografica tramite il “mangiare”.
Un testo lieve nella lettura, questo del Pagliai. Un volume dove si ride, si piange, ma dove, soprattutto, ci si pone delle domande. Sullo sfondo, scenario di tutti i libri dell’autore, i crinali, fossi, vallate, boschi e genti dai volti “meravigliosamente perdenti” dei resistenti di Appennino.


La Redazione

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