Uno sguardo oltre  |  luglio 28, 2024

Le botteghe di prossimità, una risorsa indispensabile per la montagna

Il successo del progetto “Una montagna di botteghe”, promosso nel 2022 dai Gal bresciani e bergamaschi. Coinvolte le scuole, gli enti privati e le istituzioni pubbliche locali e regionali con un ulteriore sviluppo nel 2025. Un esempio da seguire anche in Toscana: nella nostra regione negli ultimi 11 anni chiuse 3500 botteghe di prossimità

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I più ottimisti hanno pensato che la clausura imposta dalla pandemia Covid ci insegnasse qualcosa o, meglio, ci potesse veramente far capire che occorreva un cambio totale di abitudini a livello nazionale, locale e individuale e che la politica interpretasse questa necessità con normative adeguate. Invece pare che sia avvenuto il contrario e che tutti ci siamo dimenticati di quasi tutto.

Uno degli insegnamenti che sono emersi in quel tragico periodo è stato l’importanza della prossimità, intesa come valorizzazione in chiave economica, sociale ed umana delle risorse e dei beni che ci sono vicini, anche, e soprattutto, di quelli marginali.

Il ruolo fondamentale delle botteghe di prossimità

In molti paesi di collina e di montagna sono sempre più scarsi i centri di aggregazione sociale e mancano perfino i servizi più essenziali alla vita delle persone. I gestori delle piccole attività commerciali, un tempo numerosissimi, stanno scomparendo e non vengono sostituiti da altri, cosicché le aree svantaggiate si spopolano creando una ferita antropica, culturale, economica e ambientale.

Le botteghe di prossimità sarebbero, invece, una risorsa fondamentale di sviluppo locale e dovrebbero essere supportate con potenti sgravi fiscali e con normative adeguate che le trasformassero in piccoli centri polifunzionali e poliservizi e consentissero loro di perequare gli indubbi disagi legati alla distanza dai centri più antropizzati.

 

Il progetto “Una montagna di botteghe”

Un progetto intelligente, denominato Una montagna di botteghe, è stato promosso nel 2022 dai Gal bresciani e bergamaschi e, nonostante le difficoltà incontrate, ha riscosso un buon successo, perché ha focalizzato l’attenzione sull’importanza delle piccole attività commerciali dei paesi di montagna e sulla loro funzione di luoghi di incontro, di cultura locale e di sviluppo di un turismo rurale, sostenendo contemporaneamente gli operatori coinvolti e restituendo loro i riconoscimenti  che meritano. Sono state coinvolte le scuole, gli enti privati e le istituzioni pubbliche locali e regionali e sarà previsto un secondo step, ancora più incisivo nel 2025, probabilmente legato ai servizi aggiuntivi che le botteghe di prossimità potrebbero col tempo offrire.

Progetti di questo tipo sarebbero utili anche qui da noi, perché nell’ignavia generale in Toscana 3500 botteghe di prossimità sono state chiuse negli ultimi 11 anni e non si tratta solo di numeri, ma di emorragie di servizi, molto spesso collocati in aree disagiate.

Non so se saremo più in tempo a limitare i danni ma ci impongono una profonda riflessione in proposito le condizioni della nostra montagna che nei prossimi 50 anni potrebbe trasformarsi in un intricatissimo groviglio verde, con rare o rarissime presenze umane.

 

La prossimità come supporto alla resilienza

La prossimità dei servizi nelle aree collinari e montane è indispensabile per favorire la resilienza, definita oggi con una parola poco empatica, cioè la voglia ostinata di rimanere legati ai luoghi di origine, anche contro ogni logica economica e sociale.

Ci sono molte persone anziane, ma anche giovani (sappiamo da un recente sondaggio dell’Unione Europea che il 60% dei giovani nati in montagna desidererebbero rimanerci e metter su famiglia) che hanno maturato un profondo senso di appartenenza alla propria terra ma che incontrano difficoltà di ogni genere, come se fossero cittadini figli di un dio minore.

A queste persone non si può negare una risposta prospettica e una nazione civile deve offrire loro opportunità e servizi consoni alla dignità di cittadini, come recita l’articolo 3 della nostra Carta costituzionale.

L’accentramento (amministrativo, sanitario, giurisdizionale e politico) che si è intensificato sempre più nell’ultimo quarto di secolo, aggravato dal regime degli algoritmi, ha allontanato i centri dalle periferie creando problemi di incomunicabilità reciproca e di reale abbandono dei territori più marginali e fragili, ma anche forse più ricchi di storia, di tradizioni e di identità.

A questo si può porre rimedio con una nuova logica di servizi territoriali integrati, con i quali si potrebbe superare, o almeno, mitigare, l’handicap del vivere nelle periferie più remote.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)